Il Vangelo di Giovanni (Gv 13,35), laddove dice «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri» è stato lo spunto di inizio della riflessione di Papa Francesco in occasione della : una omelia bellissima, un vero e proprio trattato sull’amore, espresso con la semplicità cui ci ha abituato Papa Bergoglio.
Il Vangelo di Giovanni, “ci dice che la gente riconoscerà i discepoli di Gesù da come si amano tra di loro“, ha detto il Santo Padre, ovvero l’amore “è la carta d’identità del cristiano, è l’unico “documento” valido per essere riconosciuti discepoli di Gesù“. Come tutti i documenti, anche l’amore si deve rinnovare continuamente, affinché non “scada“: per essere discepoli di Gesù non siamo chiamati ad amare una sola volta nella vita, o ad amare ogni tanto, ma ad amare tutti i giorni, tutte le ore, tutti i momenti.
Bisogna distinguere però l’amore mondano dall’amore di cui parla Cristo: Gesù non è venuto a parlarci di un amore da “telenovela” o da “teleromanzo“, neppure di un amore “nelle nuvole“, ma ci ha insegnato un amore concreto, così concreto che per questo amore è morto in croce.
“L’amore è sempre concreto“, ha quindi aggiunto il Papa. E rivolgendosi ai giovani, ha chiesto loro: “Volete vivere questo amore che Lui ci dona? Volete o non volete? Cerchiamo allora di metterci alla sua scuola, che è una scuola di vita per imparare ad amare. E questo è un lavoro di tutti i giorni: imparare ad amare“.
“Amare costa fatica“, ha spiegato Francesco, poiché “vuol dire donare, non solo qualcosa di materiale, ma qualcosa di sé stessi: il proprio tempo, la propria amicizia, le proprie capacità“. Pensiamo a quando ci fanno un regalo: “per preparare quel regalo delle persone generose hanno dedicato tempo e impegno, e così, regalandoci qualcosa, ci hanno donato anche un po’ di loro stesse, qualcosa di cui hanno saputo privarsi“.
Amare vuol dire rigraziare per i doni che riceviamo: “Io vorrei chiedervi: voi ringraziate il Signore ogni giorno? Anche se noi ci dimentichiamo, Lui non si scorda di farci ogni giorno un dono speciale. – ha intercalato il Vescovo di Roma – Non è un regalo da tenere materialmente tra le mani e da usare, ma un dono più grande, per la vita. Che cosa ci dona il Signore? Ci dona la sua amicizia fedele, che non ci toglierà mai. È l’amico per sempre, il Signore. Anche se tu lo deludi e ti allontani da Lui, Gesù continua a volerti bene e a starti vicino, a credere in te più di quanto tu creda in te stesso. Questa è la concretezza dell’amore che ci insegna Gesù“.
Amare è rispettare, custodire e aspettare l’altro, ha dunque aggiunto, poiché amare è “voler bene senza possedere“. Impariamo dunque ad “amare le persone senza volerle come proprie, ma lasciandole libere. Perché l’amore è libero!“. Quando si ama, secondo secondo l’amore mondano, “c’è sempre la tentazione di inquinare l’affetto con la pretesa istintiva di prendere, di “avere” quello che piace; e questo è egoismo“, ha spiegato Bergoglio.
Amare è libertà, libertà che però, ha messo in guardia Papa Francesco non significa “essere liberi significa fare quello che si vuole“, ma è “saper dire dei no. Se tu non sai dire di no, non sei libero. Libero è chi sa dire sì e sa dire no. La libertà non è poter sempre fare quello che mi va: questo rende chiusi, distanti, impedisce di essere amici aperti e sinceri; non è vero che quando io sto bene tutto va bene. No, non è vero. – ha spiegato il Papa ai giovani – La libertà, invece, è il dono di poter scegliere il bene: questa è libertà. È libero chi sceglie il bene, chi cerca quello che piace a Dio, anche se è faticoso, non è facile“.
Ci vuole coraggio per amare del modo che ci insegna Gesù, “solo con scelte coraggiose e forti si realizzano i sogni più grandi, quelli per cui vale la pena di spendere la vita. Scelte coraggiose e forti. Non accontentatevi della mediocrità, di “vivacchiare” stando comodi e seduti; – ha aggiunto Francesco – non fidatevi di chi vi distrae dalla vera ricchezza, che siete voi, dicendovi che la vita è bella solo se si hanno molte cose; diffidate di chi vuol farvi credere che valete quando vi mascherate da forti, come gli eroi dei film, o quando portate abiti all’ultima moda. La vostra felicità non ha prezzo e non si commercia; non è una “app” che si scarica sul telefonino: nemmeno la versione più aggiornata potrà aiutarvi a diventare liberi e grandi nell’amore. La libertà è un’altra cosa“.
È così che comprendiamo come l’amore che ci insegna Gesù “è una responsabilità, ma una responsabilità bella, che dura tutta la vita; è l’impegno quotidiano di chi sa realizzare grandi sogni!“. Sognare è nel DNA del giovane, tanto che chi “non è capace di sognare, già se n’è andato in pensione, non serve“. Ma, ricordiamocelo, sognare un amore concreto, non un amore di favola; realizzare un amore concreto, non uno di telenovela: “l’amore non si realizza perché ne parliamo, ma quando lo viviamo: non è una dolce poesia da studiare a memoria, ma una scelta di vita da mettere in pratica!“.
Come ogni responsabilità, anche amare può essere difficile. Così, “quando amare sembra pesante, quando è difficile dire di no a quello che è sbagliato, guardate la croce di Gesù, – ha suggerito il Papa ai giovani – abbracciatela e non lasciate la sua mano, che vi conduce verso l’alto e vi risolleva quando cadete. Nella vita sempre si cade, perché siamo peccatori, siamo deboli. Ma c’è la mano di Gesù che ci risolleva, che ci rialza. Gesù ci vuole in piedi! Quella parola bella che Gesù diceva ai paralitici: “Alzati!”. Dio ci ha creati per essere in piedi. C’è una bella canzone che cantano gli alpini quando salgono su. La canzone dice così: “Nell’arte di salire, l’importante non è non cadere, ma non rimanere caduto!”. Avere il coraggio di alzarsi, di lasciarci alzare dalla mano di Gesù. E questa mano tante volte viene dalla mano di un amico, dalla mano dei genitori, dalla mano di quelli che ci accompagnano nella vita. Anche Gesù stesso è lì. Alzatevi! Dio vi vuole in piedi, sempre in piedi!“.
Amare, infine, non si impara in un solo giorno, ma è un allenamento costante, che dura tutta la vita. Come allenarsi ad amare? “Come i campioni sportivi, che raggiungono alti traguardi allenandosi con umiltà e duramente ogni giorno“, anche il cristiano si deve allenare nell’amore seguendo un programma di allenamento quotidiano: “le opere di misericordia: allenatevi con entusiasmo in esse per diventare campioni di vita, campioni di amore! Così sarete riconosciuti come discepoli di Gesù. Così avrete la carta d’identità di cristiani. E vi assicuro: la vostra gioia sarà piena“.
Grazie Santo Padre di tutte queste belle gioiose parole dette ai giovani, loro credono in Te perché Tu parli ma coerentemente agisci, Fai e questo non ci sfugge, soprattutto ai giovani che hanno bisogno di vedere coerenza in un mondo prevalentemente incoerente.—Santo Padre, io ho 69 anni, sono in pensione ma non ho smesso di “sognare”, sogno che i giovani mettono in pratica quanto Tu spieghi, agisco, a 300 giovani riuniti per il loro incontro annuale ho regalato 300 rosari comprati in Roma, fatti benedire e con i bustoni sono passata sotto la porta Santa a Santa Maria Maggiore pregando Maria per quei 300 giovani, “sogno” per il loro bene, sono il nostro futuro , il futuro di questa umanita’ cosi disastrata, auguro a tutti i giovani di andare in pensione, significa che vivono non muoiono giovani, ma in pensione “sognando”, amando.——-Ivana Barbonetti.