“Anche Maria ha conosciuto il martirio della croce” ha detto Papa Francesco nel corso della messa celebrata in occasione della ricorrenza dell’assunta precisando che mentre nel caso di Gesù il martirio fu anche fisico, in quello di Maria vediamo “il martirio del suo cuore, il martirio dell’anima“.
Questa riflessione apre le porte a una dimensione differente del martirio, di cui Papa Francesco ci ha già parlato: trattasi del martirio esistenziale che vivono anche tanti cristiani nella vita quotidiana. Non é necessario morire nel corpo per Cristo per essere martiri, ma vi sono altre forme forse anche più dolorose poiché molto più prolungate nel tempo, che viviamo nella famiglia, nel lavoro, nella quotidianità.
Nel caso di Maria, Papa Francesco spiega “Lei ha sofferto tanto, nel suo cuore, mentre Gesù soffriva sulla croce. La Passione del Figlio l’ha vissuta fino in fondo nell’anima“. Gesù dunque non era solo nel momento del dolore estremo, ma aveva accanto a se Maria la quale seppe entrare nel suo dolore e farsene carico, diventandone parte.
E’ questa la misericordia di Dio che Maria ha provato in forma diretta. “E’ stata pienamente unita a Lui nella morte” dice infatti Papa Francesco e continua spiegando che “per questo le è stato dato il dono della risurrezione.“
Vivere la misericordia di Dio ha quindi salvato Maria, per prima. Per questo é stata chiamata da Gesù in cielo al suo fianco, non per il fatto che fosse sua madre. Ella é stata il primo vero discepolo che ha incarnato l’insegnamento di Gesù fino in fondo: ha vissuto come ha fatto Lui “Cristo è la primizia dei risorti, e Maria è la primizia dei redenti, la prima di «quelli che sono di Cristo»“.
Ne scaturisce una visione di Maria molto più completa, molto più complessa come il Pontefice quando diceva che Maria é molto più importante degli Apostoli stessi “E’ nostra Madre, ma anche possiamo dire è la nostra rappresentante, è la nostra sorella, la nostra prima sorella, è la prima dei redenti che è arrivata in Cielo“.
E da lì, dal cielo, come aveva spiegato alle Clarisse del Monastero di clausura di Albano, Ella, che conosce e comprende appieno la misericordia di Dio, apre le porte del paradiso a tutti.
Per il nostro popolo Maria costituisce una presenza viva e misericordiosa, sempre pronta a rispondere ai bisogni concreti di ognuno. Come una madre affettuosa, avverte la nostra pur segreta disperazione, avendo sofferto durante la sua esperienza terrena per la crudele sorte del Figlio diletto.
Tale devozione si manifesta, in modo particolare, nelle sacre rappresentazioni del Venerdì Santo.
Il clima di commozione collettiva che scaturisce e il tono struggente di alcuni canti popolari ne sono la conferma. Ecco, ad esempio, un frammento che le pie donne calabresi eseguono nella Via Crucis:
“Matina di lu vènnari
a la strata di Maria,
e cu’ vo’ sentiri pianti
pemmu va’ vàsciu a la Cruci
ca dà c’è Maria chi piangi:
Fìgghiu caru, Fìgghiu duci!”
(La mattina del Venerdì nella via di Maria, e chi vuol sentire pianti vada pur sotto la Croce, perché là c’è Maria che piange: Figlio caro, Figlio dolce!).
Domenico Caruso – S. Martino di Taurianova (R.C.)