L’ecumenismo, vero cuore della Visita Apostolica in Armenia, è stato nuovamente al centro della riflessione del Santo Padre nella : gli “apostoli Bartolomeo e Taddeo, che proclamarono per la prima volta il Vangelo in queste terre, e i santi Pietro e Paolo, che diedero la vita per il Signore a Roma“, di cui sono successori rispettivamente Karekin II e Francesco, “si rallegrano nel vedere il nostro affetto e la nostra aspirazione concreta alla piena comunione“.
Dopo aver dichiarato ieri di voler correre verso l’unità, non per desiderio di supremazia, ma quale segno tangibile di amore per i fratelli, oggi Papa Bergoglio ha detto che “in questi giorni abbiamo sperimentato come è bello e come è dolce che i fratelli vivano insieme“.
E facendo proprie le parole dell’apostolo Paolo, il Vescovo di Roma ha proseguito dicendo che, quando vi è unione tra i discepoli di Gesù, si crea “un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti“.
È questa la preghiera che lo stesso Gesù ha rivolto, prima di morire, affinché tutti i cristiani siano una cosa sola: la divisione dei cristiani, ha ricordato il Papa, è infatti uno “scandalo“. In tal senso l’invito ad accogliere “il richiamo dei santi, ascoltiamo la voce degli umili e dei poveri, delle tante vittime dell’odio, che hanno sofferto e sacrificato la vita per la fede; tendiamo l’orecchio alle giovani generazioni, che implorano un futuro libero dalle divisioni del passato“.
Alla luce di questo, ha concluso Papa Francesco “in tutti sorga un forte anelito all’unità, a un’unità che non deve essere né sottomissione l’uno dell’altro, né assorbimento, ma piuttosto accoglienza di tutti i doni che Dio ha dato a ciascuno per manifestare al mondo intero il grande mistero della salvezza realizzato da Cristo Signore per mezzo dello Spirito Santo”.
La celebrazione si è dunque conclusa con la richiesta di Francesco, rivolta a Karekin II, “di benedirmi, di benedire me e la Chiesa Cattolica, di benedire questa nostra corsa verso la piena unità”. Un impegno chiaro, dunque, tra le due Chiese ad aumentare gli sforzi per giungere alla condivisione della Mensa Eucaristica.