“La persona umana, posta da Dio al culmine del creato, viene spesso scartata, perché si preferiscono le cose che passano“: con queste parola, Papa Francesco, rivolgendosi agli oltre 4.000 senza tetto che hanno assistito alla odierna Messa nella Basilica Vaticana, ha denunciato come la società moderna, nella quale domina la cultura dello scarto, sovverta l’ordine che Dio stesso ha imposto nel creato.
Dio, nel porre la persona umana al centro del creato, ha spiegato il Vescovo di Roma, ci dice che “l’uomo è il bene più prezioso agli occhi di Dio“. Noi, dunque, sovvertiamo questo ordine ogni volta in cui preferiamo un oggetto a una persona.
La cosa più grave, però, è che neppure più ci si rende conto della gravità di quanto stiamo facendo: ci siamo, in un certo qual modo, abituati alla cultura dello scarto finendo per anestetizzare la nostra coscienza. “Bisogna preoccuparsi, quando la coscienza si anestetizza“, ha invece spiegato Bergoglio, “e non fa più caso al fratello che ci soffre accanto o ai problemi seri del mondo, che diventano solo ritornelli già sentiti nelle scalette dei telegiornali“.
“Fingere di non accorgerci di Lazzaro che viene escluso e scartato”, ha rincarato Francesco, “È voltare la faccia a Dio. È voltare la faccia a Dio! È un sintomo di sclerosi spirituale quando l’interesse si concentra sulle cose da produrre, invece che sulle persone da amare. Così nasce la tragica contraddizione dei nostri tempi: quanto più aumentano il progresso e le possibilità, il che è un bene, tanto più vi sono coloro che non possono accedervi“.
“È una grande ingiustizia che deve preoccuparci, molto più di sapere quando e come sarà la fine del mondo“, ha dunque concluso Papa Francesco, “Perché non si può stare tranquilli in casa mentre Lazzaro giace alla porta; non c’è pace in casa di chi sta bene, quando manca giustizia nella casa di tutti“.
Il progresso e le possibilita’ sono preclusi ai piu’ per l’egoismo e individualismo di chi detiene questi ‘ poteri’, li stringono e gestiscono come proprieta’ e uso personale, al massimo da “elargire” ai parenti e stretti “collaboratori”.——Credo che ognuno di noi debba interrogare se stesso se ha questo atteggiamento, correggersi e aiutare sorelle e fratelli di buona volonta’ a fare altrettanto.