“Tutti saremo tentati“, ha sottolineato Papa Francesco durante l’omelia di oggi in Casa Santa Marta: di fronte a questa certezza, il cristiano deve prepararsi, per mezzo della preghiera, chiedendo la grazia della “santa vergogna“.
Del resto, ha sottolineato Bergoglio, neppure Gesù è stato immune dalla tentazione: per ben tre volte, nel deserto, Gesù venne tentato dal diavolo e poi da Pietro sempre davanti all’annuncio della sua morte.
Questo ci mette in allerta dalle tante tentazioni che incontriamo nella cammino della nostra vita e ci invita a pregare per poter povare sempre quel senso di vergogna di fronte alla tentazione che provarono i discepoli quando, mentre per strada discutevano su chi di loro fosse il più grande, Gesù chiese loro di cosa stessero parlando. A quella domanda diretta di Gesù i discepoli tacciono perché si vergognano di quella discussione.
“La strada del servizio al Signore”, ha detto Papa Francesco, non è facile. E questo succede anche oggi, ha aggiunto, “pensiamo nelle parrocchie alle lotte: ‘Io voglio essere presidente di questa associazione, arrampicarmi un po’’, ‘Chi è il più grande, qui? Chi è il più grande in questa parrocchia? No, io sono più importante di quello e quello lì no perché quello ha fatto qualcosa …’, e lì, la catena dei peccati“.
Pensiamo anche tra i sacerdoti, ha commentato amaramente Francesco, “alcune volte lo diciamo con vergogna noi preti, nei presbiteri: ‘Io vorrei quella parrocchia …’ – ‘Ma il Signore è qui …’ – ‘Ma io vorrei quella …’. Lo stesso. Non la strada del Signore, ma quella strada della vanità, della mondanità. Anche fra noi vescovi succede lo stesso: la mondanità viene come tentazione. Tante volte, ‘Io sono in questa diocesi ma guardo quella che è più importante e mi muovo per fare … sì, muovo quest’influenza, quest’altra, quell’altra, quest’influenza, faccio pressione, spingo su questo punto per arrivare là …’ – ‘Ma il Signore è là!’”.
Ci farà bene, dunque, meditare oggi su questa santa vergogna che provarono i discepoli di Gesù di fronte alla domanda su cosa stessero parlando. E pregare chiedendo al Signore “la grazia di vergognarci, quando ci troviamo in queste situazioni“.
Quale è la differenza fra la parabola dei denari e provare vergogna nelle tentazioni? Come agire per realizzarsi nel mondo di oggi?
Essere troppo buoni non fa’ realizzare?
Carissimo Papa Francesco ,
ho letto con interesse il tuo articolo sulle tentazioni del diavolo nel deserto delle tentazioni di Gesù che non potevano tentarlo essendo non un figlio del uomo qualsiasi bensì il figlio di DIO che a livello psicologico spinto dallo spirito aveva la sua missione da compiere .
Ma venendo sul problema degli uomini di chiesa vedo solamente tentazioni veniali da non vergognarsi sul proverbio che l’erba del vicino è più bella ! E di esempio avrei trovato alcune soluzioni se QUEL PARROCO INVIDIA QUELLA PARROCCHIA POICHÉ GLI SEMBRA PIÙ BELLA ! EBBENE SIA ESAUDITA LA RICHIESTA ANCHE PERCHÉ IL PARROCO DEL ALTRA PARROCCHIA CREDERÀ DI VEDERNE UN ALTRA PIÙ BELLA E COSI DI SEGUITO SI CREERÀ UN TOURNOVER CHE FARÀ FELICI TUTTI PARROCI ANCHE PERCHÉ DIO VERREBBE AIUTATO A SODDISFARE LE RICHIESTE VERSO IL MEGLIO NO L’INCONTRARIO .
E varrebbe anche per FEDELI QUANDO DICONO IO VOGLIO ESSERE IL PRESIDENTE , IO SEGRETARIO IO IL DIRETTORE ECC EBBENE OGNUNO HA DIRITTO ALLA PROVA : TU SARAI PRESIDENTE TU IL SEGRETARIO TU IL DIRETTORE PER X TEMPO E SE RIUSCIRETE sulle PROMESSE SALIRETE DI GRADO ALTRIMENTI DOVRETE METTERVI IN FILA AL ULTIMO POSTO AD IMPARARE QUELLO CHE DI MEGLIO SANNO FARE GLI ALTRI A MIGLIORARVI QUANDO TORNERETE
COSÌ TERMINO AUGURANDOTI BUONA NOTTE E DOMANI PIÙ FELICE RISVEGLIO
E’ umanamente difficile “rimanere” dove DIO ci pone, scappare o corrompere per farci cambiare in “meglio”, non risolve perché prima o poi si ricreano le situazioni sgradevoli che ci spinsero a “cambiare”, quando comprendiamo che Dio ci ha messo li per farci “capire” dove cambiare noi stessi, dove crescere in misericordia pregando per chi “sbaglia” senza giudicare, avremo fatto un grosso passo avanti sul sentiero che ci conduce a DIO, insieme—-