Durante la prima giornata di esercizi spirituali le due riflessioni di padre Giulio Michelini sono state centrate sull’umiltà, che ci consente di ascoltare la voce di Dio, e sul silenzio, questo ultimo però completato dalla carità.
Nella prima riflessione, svolta nel corso della mattina, il predicatore ha invitato i membri della Curia romana a riflettere sulla propria vita spirituale. In particolare ha sottolineato come Gesù prendeva le sue decisioni nella preghiera, e in tal senso ha chiesto di riflettere sulla domanda “sulla base di quale criterio faccio discernimento? Decido d’impulso, mi lascio prendere dall’abitudine, metto me stesso e il mio tornaconto personale davanti al Regno di Dio? Ascolto la voce di Dio, che parla in modo umile?“.
Dio, infatti, non solo ci parla per mezzo delle Scritture ma anche attraverso i piccoli, attraverso gli umili. Bisogna dunque guardarsi dalla tentazione della presunzione, che ci porta a pensare che gli altri sappiano meno di noi, e, invece, con umiltà si deve “l’umiltà di ascoltarci gli uni gli altri, facendo attenzione ai pregiudizi o alle pre-letture che certamente abbiamo, ma attenti a cogliere quello che Dio vuole dire“. Anche qui, nuovamente, l’invito a riflettere sulla domanda “ascolto la voce degli altri, magari debole, o ascolto solo la mia voce?“.
Infine, anticipando la seconda riflessione del giorno, che sarà centrata sulle ultime parole di Gesù e l’inizio della Passione, padre Giulio Michelini ha invitato i membri della Curia a chiedersi se davvero “ho il coraggio di andare fino in fondo per seguire Gesù Cristo, mettendo in conto che questo comporta portare la croce, come lui ha detto, annunciando la risurrezione, la gioia, ma anche la prova: ‘Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua’ “.
Nel corso del pomeriggio si è quindi tenuta la seconda riflessione degli esercizi spirituali in preparazione della Pasqua 2017 della Curia romana: il padre francescano Giulio Michelini, ha sottolineato come Gesù, nel racconto della Passione, taccia difronte alle accuse che gli sono rivolte. Quello di Gesù, però, non è un silenzio rancoroso di chi medita vendette: quello di Gesù nella Passione – ha detto il predicatore – è un silenzio disarmante, disarmato e sereno. Un silenzio accompagnato da un altro silenzio, che è ancora più bruciante: il silenzio di Dio.
A tal fine, la prima domanda che il predicatore francescano ha rivolto alla Curia è stata: “comunico la fede solo con parole o la mia vita è evangelizzante?“. Quindi facendo riferimento al racconto della donna di Betania che versa del profumo prezioso sul capo di Gesù, il predicatore ha invitato i membri della Curia a domandarsi “Riesco a tenere insieme l’amore per Dio e quello per il prossimo“.
Gesù, infatti, non rimprovera quella donna per lo spreco di soldi spesi per quel caro profumo al posto di darli ai poveri: nel fare questo Gesù ci ricorda che c’è un momento per servire Gesù e un momento per servire il prossimo, nei più poveri. Questi due momenti devono sempre accompagnarci nella vita, e uno non deve sopraffare l’altro.
Da qui la domanda conclusiva “Mi domando se scelgo solo una parte – quella più congeniale a me, o quella più ‘facile’, e quindi ungo i piedi a Gesù, magari con la liturgia, la preghiera, tralasciando i poveri, oppure mi dedico ai poveri, ma dimentico di pregare e dare onore a lui?“