Papa Francesco approfondisce, all’Angelus odierno, il Vangelo di Matteo 16, 13-20, nel quale l’apostolo Pietro “professa la sua fede in Gesù quale Messia e Figlio di Dio”.
Spiega che “ tutto il cammino di Gesù con quelli che lo seguono, specialmente con i Dodici, è un cammino di educazione della loro fede.” E’ un insegnamento continuo, e in questa occasione prima chiede loro cosa pensa la gente di Lui e la risposta pronta è che “In sostanza, Gesù di Nazaret era considerato un profeta”.
Ma quando la domanda è diretta e rivolta agli apostoli, “ciascuno dei presenti è chiamato a mettersi in gioco, manifestando il motivo per cui segue Gesù”, dunque “li toglie d’imbarazzo Simone, che con slancio dichiara: -Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente-”.
Questa risposta che a noi sembra ovvia, in realtà, afferma il Pontefice “è frutto di una grazia particolare del Padre celeste.” Che significa? Ce lo spiega Gesù stesso che “ infatti gli dice: -Né carne né sangue te lo hanno rivelato – cioè la cultura, quello che hai studiato – no, questo non te l’ha rivelato. Te lo ha rivelato il Padre mio che è nei cieli-”.
Per cui “ dire che Gesù è il Figlio di Dio vivo, che è il Redentore, è una grazia che noi dobbiamo chiedere: -Padre, dammi la grazia di confessare Gesù-”.
In questa occasione la fede di Simone viene ripagata con le parole “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa” . Pietro perché “ la fede che ha appena manifestato è la pietra incrollabile sulla quale il Figlio di Dio vuole costruire la sua Chiesa, cioè la Comunità.”
Dobbiamo mettere Cristo al “centro della nostra vita” e fare in modo di “guardare l’altro con gli occhi stessi di Gesù e, dall’ altra parte, vedere Gesù nel volto del povero.”