Dal Cortile di San Damaso una nuova Udienza in mezzo alla gente che ha visto un sorridente Papa Francesco illustrare la difficoltà della preghiera racchiusa in tre parole: distrazioni, aridità e accidia.
La distrazione che ci prende quando vorremmo cominciare a pregare ma la mente inizia a viaggiare per conto suo, “la preghiera convive spesso con la distrazione. Infatti, la mente umana fatica a soffermarsi a lungo su un solo pensiero.” Ovviamente questo non riguarda solo il pregare, ogni cosa ha bisogno della giusta concentrazione, come lo studio; è una disciplina mentale e nel Vangelo viene dato un consiglio, quello di essere sempre vigili: “Gesù richiama i discepoli al dovere di una vita sobria, guidata dal pensiero che prima o poi Lui ritornerà […] Non conoscendo però il giorno e l’ora del suo ritorno, tutti i minuti della nostra vita sono preziosi. In un istante che non conosciamo risuonerà la voce del nostro Signore”, ecco perché essere sempre vigili.
Vi è poi il tempo dell’aridità, che viene descritto perfettamente dal Catechismo: “Il cuore è insensibile, senza gusto per i pensieri, i ricordi e i sentimenti anche spirituali. […] Spesso non sappiamo bene la ragione. I maestri spirituali descrivono l’esperienza della fede come un continuo alternarsi di tempi di consolazione e di desolazione.” Ma attenzione, con un cuore spento non possiamo pregare perché non ne avvertiamo la consolazione: “il cuore dev’essere aperto e luminoso, perché entri la luce del Signore.”
Ed ecco infine l’accidia, “una forma di depressione dovuta al rilassamento” che non a caso è uno dei 7 vizi capitali, da combattere. “Il vero progresso della vita spirituale non consiste nel moltiplicare le estasi, ma nell’essere capaci di perseverare in tempi difficili”, senza avere paura di chiedere a Dio perché? ricordando che “anche le nostre espressioni più dure e più amare, Egli le raccoglierà con l’amore di un padre, e le considererà come un atto di fede, come una preghiera.”