Torna a parlare dalla sua Piazza San Pietro il Pontefice dopo essere rientrato dall’ultimo Viaggio Apostolico, e il Vangelo preso in considerazione oggi è Marco 9,30-37.
In questo brano vediamo i discepoli contendersi il titolo di più grande, e la risposta di Gesù è spiazzante e vale ancora oggi per noi: “se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti.” Cosa voleva dire? “Il valore di una persona non dipende più dal ruolo che ricopre, dal successo che ha, dal lavoro che svolge, […] la grandezza e la riuscita, agli occhi di Dio, hanno un metro diverso: si misurano sul servizio. Non su quello che si ha, ma su quello che si dà. Vuoi primeggiare? Servi.”
Rendere servizio ha un significato ben preciso, “è fare come Gesù, il quale, riassumendo in poche parole la sua vita, ha detto di essere venuto -non per farsi servire, ma per servire-.” La strada da seguire è quella tracciata dal Figlio di Dio, la felicità sta nel donare, e più siamo disponibili verso gli altri, più avvertiamo la presenza del Signore, infatti, “mentre crescono la cura e la disponibilità verso gli altri, diventiamo più liberi dentro, più simili a Gesù. Più serviamo, più avvertiamo la presenza di Dio. Soprattutto quando serviamo chi non ha da restituirci, i poveri, abbracciandone le difficoltà e i bisogni con la tenera compassione: e lì scopriamo di essere a nostra volta amati e abbracciati da Dio.”
Ci mostriamo simili a Gesù soprattutto quando doniamo proprio a chi non ha nulla da dare in cambio, a chi ha bisogno ma non può restituire. Essere bravi cattolici vuol dire questo, interessarsi agli altri senza voler primeggiare, donare per il piacere di farlo, per seguire l’insegnamento del Cristo. Ma che venga dal cuore, non sia una gara a chi è “il più grande”, ovvero il più bravo.