All’Angelus ci si sofferma sul Vangelo di Marco, e sul dialogo di Giovanni, portavoce dei Dodici, con Gesù, durante il quale confida al Maestro ciò che avevano fatto poc’anzi.
Giovanni racconta di aver fermato un uomo che stava scacciando i demoni in nome del Signore perché non appartenente al loro gruppo, ma il Maestro lo riprende, e le sue parole “svelano una tentazione e offrono un’esortazione. La tentazione è quella della chiusura. I discepoli vorrebbero impedire un’opera di bene solo perché chi l’ha compiuta non apparteneva al loro gruppo. Pensano di avere ‘l’esclusiva su Gesù’ e di essere gli unici autorizzati a lavorare per il Regno di Dio.”
E ciò è male perché rappresenta una chiusura verso gli altri, verso chi riteniamo diverso. Una chiusura che riguarda anche la Chiesa la quale deve stare attenta e vigilare “perché il diavolo, che è il divisore – questo significa la parola ‘diavolo’, che fa la divisione – insinua sempre sospetti per dividere ed escludere la gente. Tenta con furbizia.” Le divisioni portano ostilità e a volte anche guerre, non bisogna sentirsi superiori a nessuno, essere cristiani non deve essere un privilegio.
“Chiediamo la grazia di superare la tentazione di giudicare e di catalogare, e che Dio ci preservi dalla mentalità del ‘nido’, quella di custodirci gelosamente nel piccolo gruppo di chi si ritiene buono: il prete con i suoi fedelissimi […] e così via. Chiusi. Tutto ciò rischia di fare delle comunità cristiane dei luoghi di separazione e non di comunione. Lo Spirito Santo non vuole chiusure; vuole apertura, comunità accoglienti dove ci sia posto per tutti.”
Infine nelle parole di Gesù troviamo l’esortazione, facciamo attenzione a noi stessi invece di giudicare gli altri, senza essere indulgenti, senza scendere a patti con il male ma estirpando subito ciò che porta danno. “Chiediamoci allora: cosa c’è in me che contrasta col Vangelo? Che cosa, concretamente, Gesù vuole che io tagli nella mia vita?”