Riflessioni di Papa Francesco

All’Udienza: Giuseppe, uomo giusto e custode della speranza

Nell’Udienza Generale di oggi, Papa Francesco ha proseguito il ciclo di catechesi in preparazione al Giubileo del 2025, dedicato al tema Gesù Cristo nostra speranza. In questa terza riflessione, il Pontefice ha approfondito il ruolo di San Giuseppe nella storia della salvezza, a partire dall’annuncio che gli fu rivolto: “Lo chiamerai Gesù” (Mt 1,21).

Il Santo Padre ha spiegato come i Vangeli dell’infanzia ci permettano di contemplare le origini di Gesù da due prospettive diverse: quella di Maria nel Vangelo di Luca e quella di Giuseppe nel Vangelo di Matteo. Giuseppe assume la paternità legale di Gesù, innestandolo nella discendenza di Davide e adempiendo così le promesse di Dio al popolo di Israele. Egli è il custode della speranza, colui che accoglie con fede il progetto divino.

Papa Francesco ha poi illustrato il contesto storico e culturale del fidanzamento tra Maria e Giuseppe, spiegando che nella tradizione ebraica esso aveva un valore giuridico vincolante. Quando Giuseppe scopre la gravidanza di Maria, si trova di fronte a una prova difficile. Secondo la Legge, avrebbe potuto ripudiarla pubblicamente, ma, essendo un uomo “giusto” (zaddiq), sceglie la via del silenzio e della discrezione, affidandosi alla volontà di Dio.

Nel sonno, Giuseppe riceve l’annuncio dell’angelo: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,20-21). Di fronte a questa rivelazione, Giuseppe non chiede spiegazioni, ma si fida e obbedisce, dimostrando una fede salda e concreta.

Il Papa ha poi accostato Giuseppe di Nazaret a Giuseppe, figlio di Giacobbe, noto come il “signore dei sogni”. Entrambi ricevono rivelazioni divine nel sonno e si lasciano guidare da esse con docilità. Il Pontefice ha sottolineato come Giuseppe non si esprima con parole, ma con azioni concrete, incarnando l’insegnamento dell’apostolo Giacomo: “mettere in pratica la Parola” (Gc 1,22).

Il Santo Padre ha quindi esortato i fedeli a chiedere la grazia di saper ascoltare più di quanto si parli, di accogliere i sogni di Dio e di vivere la fede con responsabilità e amore.

L’appello per la pace

Al termine della catechesi, Papa Francesco ha lanciato un appello per la Repubblica Democratica del Congo, esprimendo preoccupazione per l’aggravarsi della situazione securitaria, in particolare a Goma e Kinshasa. Ha esortato tutte le parti in conflitto a cessare le ostilità e a proteggere la popolazione civile, invitando la comunità internazionale a impegnarsi per una soluzione pacifica.

Rivolgendo il suo saluto ai pellegrini italiani, il Papa ha incoraggiato la parrocchia di San Michele Arcangelo di Manfredonia e ha accolto l’Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta. Infine, ha ricordato la prossima memoria liturgica di San Giovanni Bosco, invitando i giovani, gli anziani e gli sposi novelli a guardare a lui come maestro di vita spirituale.

Il Pontefice ha concluso con un nuovo appello alla preghiera per la pace nei luoghi di conflitto, ricordando la Palestina, Israele, il Myanmar e altri Paesi afflitti dalla guerra: “La guerra sempre è una sconfitta!”.

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