La preghiera e l’azione sono due anime della vita del cristiano che non possono esistere l’una senza l’altra. E’ questo il significato della Parola del Vangelo di domenica 21 luglio. Marta e Maria, sorelle di Lazzaro, rispondono in due maniere diverse alla presenza del Signore: la prima dimostra il suo amore dedicandosi completamente al servire Gesù, mentre Maria ai piedi di Cristo ascoltava la sua parola. Questi sono due momenti della nostra vita che devono essere presenti nel comportamento di ciascun cattolico: la contemplazione e il servizio cristiano. Tuttavia il servizio non può esistere senza ascoltare la Parola e viceversa.
Gesù infatti nel rimproverare Marta per il suo essere troppo “indaffarata” tanto da non trovare il tempo per fermarsi un momento ad ascoltare la Sua Parola, ci ammonisce dall’essere cristiani troppo presi dal “fare”. L’azione, il trasformare in fatti l’esempio e lo spirito cristiano, é un dovere, e Papa Francesco in tal senso già ci ha detto come lo scegliere una via di pura contemplazione possa portare allo smarrimento. Non si conosce Gesù senza passare per la croce, senza il servizio. Tuttavia neppure l’altro estremo può esistere: neppure una vita di puro servizio che non si alimenta costantemente della Parola può esistere.
“In un cristiano, le opere di servizio e di carità non sono mai staccate dalla fonte principale di ogni nostra azione: cioè l’ascolto della Parola del Signore, lo stare – come Maria – ai piedi di Gesù, nell’atteggiamento del discepolo.” dice il Pontefice. Il rischio infatti é quello di smarrirsi, di perdere di vista Cristo e diventare servitori di se stessi anziché del Signore. Non dobbiamo infatti dimenticare che la fonte della misericordia é Dio: se interrompiamo il contatto con Lui finiremo col sostituire noi stessi al Suo Amore. Infatti crederemo di essere noi i protagonisti, quando invece il vero protagonista, colui che ci ha mandati, é Gesù.
Anche nella nostra vita cristiana preghiera e azione siano sempre profondamente unite. Una preghiera che non porta all’azione concreta verso il fratello povero, malato, bisognoso di aiuto, il fratello in difficoltà, è una preghiera sterile e incompleta. Ma, allo stesso modo, quando nel servizio ecclesiale si è attenti solo al fare, si dà più peso alle cose, alle funzioni, alle strutture, e ci si dimentica della centralità di Cristo, non si riserva tempo per il dialogo con Lui nella preghiera, si rischia di servire se stessi e non Dio presente nel fratello bisognoso.
E vero, tante volte si sbaglia di perderi di vista a Cristo, il centro di tutto