“Non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri.” dice Papa Francesco. Il rapporto con l’altro é fondamentale per il nostro stesso rapporto con Dio, il quale ci ha collocato al centro della creazione e non al margine di essa o da soli.
In particolare San Francesco, il santo del quale Bergoglio ha deciso di portare il nome, é stato di esempio in questo speciale rapporto che ci deve legare con la creazione e con gli altri. Infatti il grande esempio di fede di San Francesco é proprio nell’amore verso Dio ed ogni altro essere umano, “al punto da essere chiamato «fratello universale». Egli ha amato, aiutato e servito i bisognosi, i malati e i poveri; si è pure preso grande cura della creazione.” commenta il Vescovo di Roma.
Per questo il Papa, nel messaggio ai mussulmani in occasione della fine del Ramadam, ovvero il mese dedicato principalmente al digiuno, alla preghiera e all’elemosina, invita a focalizzare la riflessione tra le due grandi religioni monoteiste nella “promozione del mutuo rispetto attraverso l’educazione.“
Questo tema precisa Papa Francesco riguarda sia i cristiani che i mussulmani e vuole sottolineare che l’educazione é fondamentale per una adeguata comprensione dell’altro. Infatti il termine “mutuo” sta proprio a indicare che non é un qualcosa a senso unico ma un percorso che si compie assieme, nel medesimo cammino, uno in direzione dell’altro.
Il termine “rispetto” invece indica quel particolare atteggiamento di profonda stima che dobbiamo a quelle persone che consideriamo. Come parte fondamentale di questo atteggiamento ci sono dei valori fondamentali che siamo chiamati a rispettare nell’altro: essi sono “la sua vita, la sua integrità fisica, la sua dignità e i diritti che ne scaturiscono, la sua reputazione, la sua proprietà, la sua identità etnica e culturale, le sue idee e le sue scelte politiche.“
“Mutuo rispetto” significa dunque che dobbiamo pensare, parlare e scrivere dell’altro in modo rispettuoso, sempre e in qualsiasi occasione, evitando diffamazioni e critiche. In questo l’educazione gioca un ruolo fondamentale: é nelle famiglie e nelle scuole che si apprende il rispetto dell’altro. E’ nostro compito, sia come cristiani che come mussulmani, insegnare ai giovani a pensare e a parlare con rispetto dell’altro, particolarmente delle altre religioni e di chi le professa, evitando in qualsiasi modo di ridicolizzare, parlar male o ancor peggio di offendere le pratiche religiose e ancor più le convinzioni religiose altrui.
Formare dei giovani al rispetto per il prossimo inizia da noi genitori. La famiglia è un piccolo Stato dove si dettano regole e si imposta sul rispetto di esse, con la differenza che all’interno della stessa, è presente amore. Tutto ciò che si insegna ai nostri piccoli deve essere continuo: goccia a goccia. Frequentare insieme la Chiesa, dare loro l’esempio del rispetto in tutte le sue forme, dagli animali agli esseri umani. E’ vero che poi il loro cammino non sarà il nostro e che probabilmente ci saranno delle cadute, ma l’importante è ciò che a loro è stato insegnato e soprattutto che la famiglia deve continuare a dare il buon esempio.
Trato di farlo a piu spesso possibile
Per oltre quarant’anni d’insegnamento, oltre al leggere e allo scrivere, mi sono sempre imposto di far rispettare ai ragazzi i propri compagni, compresi gli immigrati, al pari di se stessi. L’amore di Cristo, infatti, non ammette discriminazioni e diviene reciproco.
Lo stesso principio è presente in tutte le religioni, compreso l’islamismo.
Gandhi sosteneva: “Tu e io non siamo che una cosa sola. Non posso farti del male senza ferirmi”.
L’odierna caduta di valori è dovuta alla prevaricazione e all’egoismo dilaganti nella società.
In passato con la parola e l’esempio si educavano le generazioni al mutuo rispetto, all’onore, alla correttezza.
Fra le mura domestiche s’imparava ad aiutare i bisognosi e gli anziani, nella scuola s’incuteva anche l’amor patrio, in Chiesa s’invitava a seguire le orme di Gesù.
Al risveglio mattutino così i nostri avi ripetevano il Segno di Croce, che era tutto un programma:
“Gesù, quandu mi levu la matina
dicitimmillu Vui com’hàju a fari:
mandàtimi l’Angelu pe’ guida
pe’ nommu cadu ‘n peccatu mortali”.
(Gesù, quando mi alzo la mattina / ditemi come devo comportarmi: / mandatemi l’Angelo come guida, / affinché non cada in peccato mortale).
Poiché i valori costituiscono i cardini della nostra vita, faccio mie le parole che Dante fa dire a Ulisse:
“Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e conoscenza”. (Inf. XXVI, 118-120)
Domenico Caruso – S. Martino di Taurianova (Reggio Cal.)