Già nel mese di , Papa Francesco aveva commentato riguardo la cultura del provvisorio che spopola tanto nella società moderna. E’ il fascino del non dover decidere, del poter avere sempre una scappatoia che ci permetta di fuggire dalle responsabilità e sostanzialmente da noi stessi. “Dio chiama a scelte definitive” dice il Pontefice nel ringraziare i volontari della XXVIII GMG e rinnova questo messaggio “Dio ha un progetto su ciascuno: scoprirlo, rispondere alla propria vocazione è camminare verso la realizzazione felice di se stessi.“
Essere cristiani non é una proposta culturale al quale si decide se aderire o meno, Gesù entra nel cuore della persona e lo cambia per sempre. E’ dunque una scelta definitiva quella del cristiano che si esplica nel cammino verso la santità, alla quale tutti siamo chiamati, chi nel sacerdozio, chi nel matrimonio, chi nell’aiuto agli altri, ecc.
“Dio ci chiama tutti alla santità, a vivere la sua vita, ma ha una strada per ognuno. Alcuni sono chiamati a santificarsi costituendo una famiglia mediante il Sacramento del matrimonio.” Papa Francesco parla di matrimonio come un sacrificio, perché “nessuno sa cosa riserva il domani“. Per questo in una società dove l’importante é godere del momento, il matrimonio viene additato come un qualcosa “fuori moda“. Invece il matrimonio é l’unica scelta possibile per chi sa amare veramente.
Altri dice Papa Francesco sono chiamati a una diversa scelta di amare, quella del sacerdozio, che porta ad amare tutti con il cuore del Buon Pastore. E’ pur sempre una scelta di amore, una scelta definitiva che necessita di coraggio.
Qualunque sia però la scelta a cui siamo chiamati, il Vescovo di Roma ci dice “non abbiate paura di quello che Dio vi chiede! Vale la pena di dire “sì” a Dio. In Lui c’è la gioia!“. Dobbiamo dunque essere cristiani coraggiosi, che non hanno paura di andare contro corrente rispetto alla cultura moderna. Siamo chiamati ad essere rivoluzionari, opponendoci a questa cultura del provvisorio per tornare ad affermare che vogliamo scelte definitive, permanenti.
A Napoli, abbiamo la figura di un medico laico per altro oggi anche santo, che contro corrente ci andava tutti i giorni. Il suo corpo riposa nella Chiesa del Gesù Nuovo “in possesso” dei gesuiti. Andate a visitarla è bellissima.
Se ne avete voglia, leggete queste poche righe tratte dal libro del padre gesuita
A.Marrazini s.j., Moscati modello del laico cristiano di oggi, Ed. ADP, 2004, Vol.I, p.34.
Il coraggio della verità
Conscio dei suoi doveri di cittadino, e particolarmente di dirigente di un reparto ospedaliero, di fronte agli abusi che cadono sotto i suoi occhi, Moscati non si chiude nel silenzio e li denuncia con forza. E’ questo il suo “coraggio della verità”. Non esita a far sentire la sua voce, anche con scritti a chi aveva pubbliche responsabilità, sia denunciando la piaga di concorsi universitari poco seri, sia denunciando scempi edilizi nella Napoli del tempo (che poi si verificarono), sia intervenendo su questioni importanti riguardanti la sua attività nel settore sanitario, come quando ripetutamente avvertì sulle conseguenze negative delle incombenti decisioni circa la clinicizzazione degli ospedali.
Per quanto riguarda i concorsi, Moscati interviene per affermare la necessità di selezionare i candidati con prove poco serie: ” Non posso tollerare la copia degli altri già troppo protetti e già lieti di prenotazione ai posti stessi, che sono stati fatti a loro intravedere da amicizie o compromessi pregiudiziali. Occorre far eseguire prove scritte perché solo queste garantiscono un “duro lavoro di preparazione”, mentre un concorso con magre prove e titoli quasi uguali per tutti rendono vivaci nell’animo dei commissari le qualità di amico, di nepotista, di suggestionato verso il candidato delle masse, e il vincitore di un concorso non è più il portato di una selezione, ma del momento e del più puro opportunismo.”
Voi direte ed io con voi, ma qui si tratta di San Giuseppe Moscati. E’ vero andare contro corrente non è facile, ma se chiediamo l’intercessione della SS. Vergine ed anche del professore Moscati, sapete che succede? Che pian pianino, impareremo anche noi a navigare, non dico speditamente contro, ma abbastanza contro. Una volta diventati vogatori più esperti, allora ci daremo dentro.
Dalla nostra, abbiamo Gesù, il quale non ci chiede più di tanto.
Sia lodato Gesù Cristo. 🙂
L’esortazione di Papa Francesco è di palpitante attualità. Il credente non deve seguire la cultura del provvisorio, ma ha il dovere di rimanere saldo nella fede senza attardarsi nell’ascesa.
Vale, a proposito, il rimprovero di Virgilio a Dante vedendolo assorto nelle chiacchiere delle anime purganti, trascurando la meta:
«Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti». (Purg. V, 13-15)
Se nella vita ordinaria accettiamo quanto Dio ci ha preparato, in quella spirituale saremo noi a scegliere le cose migliori per il nostro chiaro cammino di fede.
Alla luce del Vangelo il nostro agire deve essere sempre coerente, senza alcuna paura, a costo di apparire contro corrente.
In ogni gesto quotidiano e in ogni persona si dovrà scorgere il volto di Cristo.
Nella vita parrocchiale non sono ammessi isolamenti e personalismi e in quella familiare sono indispensabili la collaborazione e, se necessario, il sacrificio.
Teniamo presente che nel matrimonio gli sposi hanno ricevuto, dallo Spirito Santo, un dono che li ha configurati all’immagine di Cristo unito alla Chiesa.
Quindi, col Divino Poeta possiamo concludere:
«… Se tu segui tua stella
non puoi fallire a glorioso porto» (Inf. XV, 55-56).
Domenico Caruso – S. Martino di Taurianova (R.C.)