Affidiamoci a Cristo, vera “luce del mondo” e non a quelle luci false che ci allontanano dal prossimo. E’ l’esortazione lanciata da Papa Francesco al consueto Angelus domenicale in Piazza San Pietro. Il Papa ha quindi colto l’occasione per ringraziare i milanesi che gli hanno riservato una straordinaria accoglienza (“Mi avete fatto sentire a casa”, ha detto).
Prima di questo suo ringraziamento, però, le parole di Francesco si sono soffermate sul Vangelo domenicale incentrato su Gesù che ridona la vista a un uomo nato cieco. Questo episodio, ha suggerito Francesco, “ci porta a riflettere sulla nostra fede in Cristo, Figlio di Dio, e al tempo stesso si riferisce anche al Battesimo, perché è il Sacramento che ci fa venire alla luce”.
“Il cieco nato e guarito rappresenta quando non ci accorgiamo della presenza di Dio, quando guardiamo da un’altra parte, quando preferiamo affidarci ad altre piccole luci anziché alla luce del mondo. Quando brancoliamo nel buio. Il fatto che quel cieco non abbia un nome ci aiuta a rispecchiarci noi stessi in lui, nel suo volto e nella sua storia. Anche noi siamo stati avvolti dalla luce di Cristo nel Battesimo e quindi dobbiamo comportarci come figli della luce”.
Francesco ha riflettuto su come “camminare nella luce” sia un qualcosa di imprescindibile per ogni cristiano. Perché significa abbandonare le luci false del pregiudizio e della scontrosità, dell’egoismo e degli interessi personali. Quelle luci che ci porterebbero a camminare nell’ombra.
Queste luci sono pericolose perché ci allontanano dalla realtà e ci caricano di scontrosità contro coloro che giudichiamo privi di misericordia, condannandoli senza appello. Ma queste luci sono anche seducenti e ambigue perché elevano tutti i nostri interessi personali: “Se valutiamo uomini e cose in base all’utilità e al piacere che hanno per noi, non facciamo la verità nelle relazioni e nelle situazioni. Se andiamo su questa strada del perseguire l’interesse personale, camminiamo tra le ombre”.