Papa Francesco ha incontrato nella giornata di ieri nell’aula Paolo VI a Roma, oltre cinquemila giovani, partecipanti al : l’incontro si è svolto nel quadro dell’Anno della Vita Consacrata e, nel corso dello stesso, il Pontefice ha risposto ad alcune domande rivolte dai giovani.“So che fra voi ci sono consacrati e consacrate dall’Iraq e dalla Siria“, con queste parole il Papa ha iniziato il suo discorso prima di rispondere a tre domande presentate tre consacrate: in effetti, il primo pensiero del Papa è stato quello di “martiri di Iraq e Siria“, “i nostri martiri di oggi” – ha aggiunto – “Forse voi ne conoscete tanti o alcuni…“
Il Pontefice ha raccontato che nei giorni scorsi in Piazza San Pietro un sacerdote iracheno gli ha consegnato una piccola croce, che era appartenuta al sacerdote che “è stato sgozzato per non rinnegare Gesù Cristo“. “Questa croce la porto qui” – ha detto il Papa – “Alla luce di queste testimonianze dei nostri martiri di oggi – che sono più dei martiri dei primi secoli -, e anche dei martiri della vostra terra irachena e siriana.“
Il Papa ha espresso il suo desiderio di iniziare il dialogo ringraziando il Signore: “che la sua Chiesa compia nel suo Corpo quello che manca alla Passione di Cristo, ancora oggi, e chiedendo la grazia del piccolissimo martirio quotidiano, di quel martirio di tutti i giorni, nel servizio di Gesù e della nostra vita consacrata“.
Il Vescovo di Roma ha risposto prima di tutto alla domanda portata da una giovane, Sara, a sua volta inviata da una suora di clausura. Il Pontefice ha detto che i giovani consacrati oggi appartengono a una generazione “liquida e instabile” e che, anche dopo aver completato la prima fase di formazione, capita di sperimentare una certa instabilità nel percordo e quindi ha chiesto al Papa come fare per evitare di cadere nella mediocrità.
“Tu tocchi un problema molto serio, che è la comodità nella vita consacrata“, ha detto il Vescovo di Roma. E ricordando le parole di Santa Teresa sul rispetto rigido e strutturato, ha sottolineato come sia proprio questo che elimini la libertà. “Il Signore vi chiama – e ci chiama a tutti – ha commentato – a un “modo profetico” della libertà, cioè la libertà che va unita alla testimonianza e alla fedeltà“. “Anche la vita consacrata può essere sterile, quando non è proprio profetica; quando non si permette di sognare“, ha detto. “È quello che santa Teresa chiamava “almas concertadas” – ha continuato Francesco – e poi ha osservato che “se l’osservanza è rigida non è osservanza, è egoismo personale” e la strada per non diventare così è avere un “cuore aperto sempre a quello che ci dice il Signore“, “apertura, cuore aperto, dialogo, e anche dialogo comunitario“.
Il Papa ha anche sottolineato uno dei peccati della vita comunitaria: l’incapacità di perdono tra fratelli e il mettere in giro chiacchiere e pettegolezzi. In tal senso ha detto che “chiacchierare è anche terrorismo!“
Toccando il problema della instabilità nella vita consacrata il Papa ha spiegato che “le tentazioni” sono sempre presenti durante il cammino. Viviamo in un tempo molto instabile, ha detto, viviamo in una cultura del provvisorio “è entrata nella Chiesa, è entrata nelle comunità religiose, è entrata nelle famiglie, nel matrimonio…“. E riferendosi alla “cultura del definitivo: Dio ha inviato il Suo Figlio per sempre! Non provvisoriamente, ad una generazione o ad un Paese: a tutti. A tutti e per sempre. E questo è un criterio di discernimento spirituale“.
No , ho Gesù sul serio..