Si parla all’Angelus della chiamata che il Signore può fare ad ognuno di noi, e il Pontefice lo fa attraverso il Vangelo di Gv 1,35-42 , quando Gesù, il giorno dopo il suo battesimo, si trova ancora presso il Giordano.
Qui viene avvicinato da alcune persone dopo che Giovanni il Battista lo indica loro come il Messia, “ i due lo seguono e quel pomeriggio rimangono con Lui. Non è difficile immaginarli seduti a farGli domande e soprattutto ad ascoltarLo, sentendo che il loro cuore si riscalda sempre più mentre il Maestro parla. Avvertono la bellezza di parole che rispondono alla loro speranza più grande. E all’improvviso scoprono che, mentre intorno si fa sera, in loro, nel loro cuore, esplode la luce che solo Dio può donare.”
Un incontro talmente significativo che “ uno di loro, sessant’anni dopo, o forse di più, scrisse nel Vangelo: -Erano circa le quattro del pomeriggio – ” questo vuol dire, spiega Papa Francesco, che l’incontro con il Signore è indimenticabile e ci cambia la vita perché Lui ci chiama con il Suo amore; “ Dio chiama alla vita, chiama alla fede, e chiama a uno stato particolare di vita. ”
Che significa è presto detto. “ La prima chiamata di Dio è quella alla vita, con la quale ci costituisce come persone; è una chiamata individuale, perché Dio non fa le cose in serie. Poi Dio chiama alla fede e a far parte della sua famiglia, come figli di Dio. Infine, Dio chiama a uno stato particolare di vita: a donare noi stessi nella via del matrimonio, in quella del sacerdozio o della vita consacrata. Sono modi diversi di realizzare il progetto di Dio, quello che Lui ha su ciascuno di noi, che è sempre un disegno d’amore. ”
E anche se pensiamo sia difficile possiamo rispondere in un solo modo: “ la risposta a una chiamata che viene dall’amore è solo l’amore ” e la gioia che proveremo ci porterà a parlarne agli altri.