Durante l’Angelus dell’11 agosto, Papa Francesco ha offerto una profonda riflessione sul Vangelo del giorno, tratto dal capitolo 6 del Vangelo di Giovanni (Gv 6,41-51). Il passo evangelico narra la reazione dei Giudei all’affermazione di Gesù, che dichiarava: «sono disceso dal cielo» (Gv 6,38). La reazione di scandalo e mormorio tra i Giudei ha offerto al Papa l’occasione per esplorare il tema della chiusura del cuore e dei pregiudizi che possono ostacolare la fede.
I Giudei, infatti, si chiedevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?» (Gv 6,42). Questa reazione, ha spiegato il Papa, era dettata da pregiudizi legati alle umili origini di Gesù, figlio di un falegname, e dal fatto che sua madre e i suoi parenti fossero persone comuni. Questi preconcetti, secondo il Pontefice, li rendevano incapaci di accettare la possibilità che Dio potesse manifestarsi in modo così ordinario. «Come potrebbe Dio manifestarsi in modo così ordinario?», hanno pensato. Questa chiusura mentale, basata su schemi rigidi e preconcetti, impediva loro di riconoscere la verità in Cristo.
Papa Francesco ha sottolineato come questi atteggiamenti di preconcetto e presunzione possano essere dannosi non solo per la fede personale, ma anche per i rapporti umani. «I preconcetti e la presunzione, quanto male ci fanno!», ha esclamato il Papa, invitando tutti a prestare attenzione a questi pericoli. Le persone chiuse nei loro schemi mentali, ha aggiunto, non lasciano spazio a ciò che non rientra nelle loro rigide categorie, rimanendo bloccate nelle loro sicurezze polverose. Questo atteggiamento, ha sottolineato, impedisce loro di riconoscere in Gesù il Messia, nonostante osservino la legge, facciano elemosine e rispettino i digiuni e i tempi della preghiera. «Sono chiusi alla Parola del Signore e cercano una conferma ai propri pensieri», ha detto il Papa.
Questo rischio di chiusura può verificarsi anche nella vita spirituale di ciascuno di noi. Papa Francesco ha messo in guardia dal rischio di cercare in Dio e nella preghiera solo conferme alle nostre convinzioni, piuttosto che aprirci davvero all’ascolto della sua Parola. «Fratelli e sorelle, la fede e la preghiera, quando sono vere aprono la mente e il cuore, non li chiudono», ha ricordato, esortando tutti a interrogarsi sulla propria capacità di ascoltare Dio al di là dei propri schemi e delle proprie paure.
Al termine dell’Angelus, Papa Francesco ha rivolto un pensiero speciale all’anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, invitando alla preghiera per le vittime di tutte le guerre e per la pace, in particolare per l’Ucraina, il Medio Oriente, la Palestina, Israele, il Sudan e il Myanmar. Inoltre, ha ricordato la festa di Santa Chiara, rivolgendosi con affetto a tutte le Clarisse, in particolare a quelle di Vallegloria. Infine, ha espresso il suo cordoglio per le vittime del tragico incidente aereo avvenuto in Brasile, e ha salutato i pellegrini presenti, in particolare un gruppo di giovani seminaristi di Bergamo.