Cristiani cattolici e ortodossi uniti nelle sfide che il mondo moderno porta con sé: è questa la novità portata dalla dichiarazione congiunta di Papa Francesco e del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kirill. Un passo importante nel cammino dell’unità, che giunge dopo mille anni di separazione e incomprensioni reciproche.
, avvenuto in Cuba, luogo significativo situato “all’incrocio tra Nord e Sud, tra Est e Ovest. Da questa isola, simbolo delle speranze del “Nuovo Mondo” e degli eventi drammatici della storia del XX secolo“, si è composto di una riunione privata tra i capi delle due chiese cristiane, cui è seguita una dichiarazione comune rivolta “a tutti i popoli dell’America Latina e degli altri Continenti“.
“Io mi sono sentito davanti a un fratello, e anche lui mi ha detto lo stesso. Due vescovi che parlano della situazione delle loro Chiese, e secondo, sulla situazione del mondo, delle guerre, dell’ortodossia, del prossimo Sinodo panortodosso … Io vi dico, davvero, io sentivo una gioia interiore che era proprio del Signore“, ha commentato a caldo Francesco durante il volo aereo che lo portava in Messico. “Abbiamo parlato come fratelli, abbiamo lo stesso Battesimo, siamo Vescovi, abbiamo parlato delle nostre Chiese, ci siamo trovati d’accordo che l’unità si costruisce nel cammino, abbiamo parlato chiaramente senza mezze parole“.
Le due Chiese non ha ancora risolto le tante differenze che hanno portato, un millennio fa, a prendere cammini differenti ma, ed è proprio questo il senso dell’incontro e della dichiarazione congiunta, “ortodossi e cattolici devono imparare a dare una concorde testimonianza alla verità in ambiti in cui questo è possibile e necessario“: camminare assieme e, nel corso di questo cammino, la pace giungerà come Dono di Dio, quale è. È questa la sfida di Francesco e Kirill.
A tal fine, elencano una serie di situazioni concrete nelle quali i cristiani, ortodossi e cattolici, possono e debbono collaborare assieme fin da ora per portare aiuto: si tratta di aiutare a porre fine a persecuzione cristiani e a guerre in Siria e Iraq, anche non rimanendo indifferenti “alla sorte di milioni di migranti e di rifugiati che bussano alla porta dei Paesi ricchi“.
Ancora Francesco e Kirill invitano a porre al centro della vita cristiana la famiglia, a difendere la vita, a dire un chiaro no all’eutanasia ma anche allontanarsi dal consumismo difendendo “le esigenze della giustizia, il rispetto per le tradizioni dei popoli e un’autentica solidarietà con tutti coloro che soffrono“. Proprio parlando della famiglia, entrambi, hanno espresso il proprio rammarico sul fatto che “altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità … viene estromesso dalla coscienza pubblica“.
E poi un espresso invito alla pace in Ucraina, un forte no al proselitismo e all’uniatismo, ma soprattutto un grande richiamo per tutti i leader religiosi, i quali, dicono Francesco Kirill, “hanno la responsabilità particolare di educare i loro fedeli” a rispettare le altre fedi: “sono assolutamente inaccettabili i tentativi di giustificare azioni criminali con slogan religiosi. Nessun crimine può essere commesso in nome di Dio“.
Infine, terminano sottolineando come ortodossi e cattolici non sono “concorrenti ma fratelli e da questo concetto devono essere guidate tutte le nostre azioni reciproche e verso il mondo esterno. Esortiamo i cattolici e gli ortodossi di tutti i paesi ad imparare a vivere insieme nella pace e nell’amore“.
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Vivere nella pace e nell’amore è impossibile senza preventiva affermazione della verità.
La verità deve essere sempre alla base di qualsiasi relazione e crescita umana, che non può validamente costruirsi su falsità, ipocrisia ed indifferenza.
Chi può fare emergere la verità, a qualsiasi rango appartenga e qualsiasi vertice ricopra, deve farlo affinché pace e amore siano ingredienti sani e non solo d’apparenza effimera.
Purtroppo, spesso si disperde per autonoma amministrazione ausiliare o per diretta, noncurante sottovaluzione omissiva, ancorché in contrasto con spontanee premure verso altri soggetti.
Dio accorci le distanze, allargando agli umili, ignorati e vessati (soprattutto se soli e malati), anche con semplicissimi, minimi gesti, secondo l’esempio di Gesù, sempre attuale e “moderno”.