Nell’ultima Udienza di quest’anno la gratitudine è la parola principe del discorso del Pontefice. E la spiega attraverso il racconto di Luca 17,12-18 che parla della riconoscenza.
Nel racconto Gesù viene avvicinato da dieci lebbrosi, che lo supplicano di essere guariti, e Lui li manda dai Sacerdoti, che attestandone la guarigione li avrebbero fatti rientrare in comunità; essi certi che il miracolo sarebbe avvenuto si avviano subito, e uno solo torna indietro per ringraziare.
Ecco, spiega Papa Francesco, così siamo noi, “chi prende tutto come gli fosse dovuto, e chi accoglie tutto come dono, come grazia” e prosegue, come insegna anche il Catechismo: “ogni avvenimento e ogni necessità può diventare motivo di ringraziamento.”
E’ importante saper ringraziare, già solo per il dono della vita! Per noi cristiani il sacramento principale è proprio questo, l’Eucaristia che significa in greco ringraziamento. In questo modo, accostandoci ad esso, “i cristiani, come tutti i credenti, benedicono Dio per il dono della vita.”
E’ un grazie che dobbiamo imparare a dire sempre poiché “ quando tu ringrazi, esprimi la certezza di essere amato. E questo è un passo grande: avere la certezza di essere amato. È la scoperta dell’amore come forza che regge il mondo. Dante direbbe: l’Amore che move il sole e l’altre stelle.”
E’ l’amore che ci muove e dà un senso alla nostra vita “non siamo più viandanti errabondi che vagano qua e là, no: abbiamo una casa, dimoriamo in Cristo […] Siamo figli dell’amore, siamo fratelli dell’amore. Siamo uomini e donne di grazia.”
E di questo dobbiamo essere lieti, è questa l’esortazione di Francesco “coltiviamo l’allegrezza. Invece il demonio, dopo averci illusi – con qualsiasi tentazione – ci lascia sempre tristi e soli. Se siamo in Cristo, nessun peccato e nessuna minaccia ci potranno mai impedire di continuare con letizia il cammino, insieme a tanti compagni di strada.”
Ma soprattutto “ non tralasciamo di ringraziare: se siamo portatori di gratitudine, anche il mondo diventa migliore. ”