Nella quarta domenica di Pasqua, detta anche del Buon Pastore, il Pontefice ci spiega che Gesù stesso è il nostro pastore “che difende, conosce e ama le sue pecore” , come indicato nel Vangelo di Giovanni 10,11-18.
Al contrario del mercenario che fugge davanti al pericolo, Gesù resta a difendere le sue pecorelle, “ci difende sempre, ci salva in tante situazioni difficili, situazioni pericolose, mediante la luce della sua parola e la forza della sua presenza, che noi sperimentiamo sempre.” Ma oltre a difenderci, Lui ci conosce, uno ad uno, e questo è consolante, sapere di essere importanti per lui ognuno nella sua individualità “il nostro nome gli è noto! Per Lui non siamo “massa”, “moltitudine”, no. Siamo persone uniche, ciascuno con la propria storia, [e Lui] ci conosce ciascuno con la propria storia, ciascuno con il proprio valore, sia in quanto creatura sia in quanto redento da Cristo.”
Non solo, Gesù legge anche nei nostri cuori, sa cosa si cela nei recessi della nostra anima, “conosce i nostri pregi e i nostri difetti, ed è sempre pronto a prendersi cura di noi, per sanare le piaghe dei nostri errori con l’abbondanza della sua misericordia.”
In quanto Buon Pastore, dunque, Gesù oltre a difendere e conoscere le sue pecore, le ama, una ad una, tutte indistintamente, tanto da dare la Sua vita per loro “l’amore per le pecore, cioè per ognuno di noi, lo porta a morire sulla croce, perché questa è la volontà del Padre, che nessuno vada perduto. L’amore di Cristo non è selettivo, abbraccia tutti.” Siamo tutti un singolo gregge, tutti noi cristiani uniti sotto l’ala protettiva del Buon Pastore Cristo.
“Il Padre affida tutti a Gesù Buon Pastore, che per tutti ha dato la vita– e nello stesso tempo – Gesù vuole che tutti possano ricevere l’amore del Padre e incontrare Dio,” questo oggi è il compito della Chiesa, portare avanti la missione di Gesù, accogliere e far sentire tutti amati.
La supplico Santità preghi perché io possa tornare a Roma entro la fine dell’anno
Santità Rev.ma, vorrei dire qualcosa sulla Sua predica rivolta ai sacerdoti novelli. Lei ha messo l’accento sulle quattro regole che dovrebbe rispettare il sacerdote: “servire il popolo di Dio e non governare” il prete viene visto come uno dei governanti del paese insieme al Sindaco ed al Maresciallo, la colpa è anche dei cittadini che lo riveriscono troppo invece di correggerlo dove sbaglia. Altra regola molto importante :”Evitare il “chiacchiericcio” tra sacerdoti”, qui il Vescovo ne sa qualcosa e certe volte si lascia influenzare anche lui prendendo posizione verso gli uni o gli altri invece di moderare. Essere misericordiosi verso il popolo ed io aggiungo: durante la predica estrarre dalla Parola i problemi della Comunità come il razzismo, la persecuzione, il chiacchiericcio anche dentro Chiesa ecc. I sacerdoti devono essere come i primi Apostoli :”Mettevano in comune i loro beni e non vi era nessuna distinzione”, oltre a ciò devono rispettare le regole del Concilio Vaticano II e non interpretarle a modo loro secondo il proprio tornaconto. La ringrazio per tutto ciò che ha detto, condivido tutto del Suo sermone, speriamo che lo Spirito Santo aiuti tutti i sacerdoti a capire l’importanza della loro chiamata.
Con perfetta stima.
Gavini Giovanni