Papa Francesco ha incontrato oggi in Aula Paolo VI i religiosi e le religiose della diocesi di Roma, in rappresentanza degli oltre 25.000 religiosi e religiose italiani: ai presenti il Santo Padre ha spiegato come la vita di clausura sia un “campo di battaglia” e non “un rifugio“.
Il Vescovo di Roma ha risposto a braccio alle tante domande che hanno espresso i religiosi presenti, invitando a non estraniarsi dal momento, anzi a rimanere costantemente in ascolto del mondo. Ascolto, però non “dei media chiacchieroni – ha precisato – ma le notizie di cosa succede nel mondo, le notizie per esempio delle guerre, delle malattie, di quanto soffre la gente“.
“La vostra vocazione non è un rifugio” ha aggiunto il Pontefice “è andare proprio in campo di battaglia, è lotta, è bussare al cuore del Signore per quella città“. La vita monastica risponde infatti a due tensioni, quella quella “di Dio di farsi visibili in qualche modo” e quella “di Dio verso la vita nascosta“.
“Tante grazie vengono dal Signore in questa tensione tra la vita nascosta, la preghiera e il sentire le notizie della gente”, ha aggiunto facendo notare come “dare da mangiare a coloro che vengono a chiederlo e questo non va contro il nascondimento in Dio. È un servizio, è un sorriso. Il sorriso delle monache apre il cuore! Il sorriso delle monache sfama più che il pane quelli che vengono”.
Proseguendo nel proprio dialogo, poi, ha invitato le religiose a riscoprire la “maternità della donna consacrata“, sull’esempio di Maria: “le suore sono l’icona della Chiesa e della Madonna” ha aggiunto il Santo Padre “la fedeltà, l’espressione dell’amore della donna consacrata, deve… – ma non come un dovere, ma per connaturalità – rispecchiare la fedeltà, l’amore, la tenerezza della Madre Chiesa e della Madre Maria“.
L’amore della donna consacrata è un amore concreto: “la concretezza è la qualità di questa maternità delle donne, delle suore. – ha aggiunto Bergoglio.
E’ bella l’immagine della maternita’ consacrata, la stessa consacrazione al dono gratuito di se’ delle mamme, che lottano con coraggio per la sopavvivenza dei propri figli.
La preghiera e’ l’arma di difesa delle madri consacrate a Gesu’, con il loro canto fanno memoria del cuore infinito del Verbo incarnato.
“…..dare da mangiare a coloro che vengono a chiederlo…..”. Dove il “dare da mangiare” ha un significato spirituale, oltre che materiale.
So di un convento di suore di clausura, vicino a casa mia, che organizza incontri aperti a tutti in cui si parla e ci si confronta sulle tematiche più diverse. E’ frequentato da credenti e non, persone colte come docenti universitari e meno preparate come operai o semplici casalinghe che cercano un conforto spirituale o qualche risposta ai loro dubbi.
Un gran bell’ esempio di apertura al mondo esterno e quindi di contatto con le realtà più diverse per le quali le suore si adoperano non solo con le preghiere, ma con vera carità cristiana.
DIO TI BENEDICA , MARIA TI COPRA CON IL SUO MANTO SANTO PADRE FRANCESCO, e’ bello e chiaro quanto hai spiegato alle suore, la loro non “crescita” e’ responsabilita’ anche di noi laici, le abbiamo criticate per la non “conoscenza” e non aiutate a capire attraverso il dialogo, sincero costruttivo, io stessa sono stata testimone di servilismo da parte di laici nei loro confronti, portandole a credere di essere “privilegiate”, a sedersi sul “trono”, sono umane come noi. Anche noi laici dobbiamo essere piu’ “forti”, sinceri, confrontare vincendo la paura. Grazie, Ivana Barbonetti.