All’Angelus di questa ultima domenica di gennaio il Pontefice invita a riflettere sulle Beatitudini, e si incomincia proprio dalla prima “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”.
Ma cosa significa poveri in spirito, chiede Bergoglio. “Sono coloro che sanno di non bastare a se stessi, di non essere autosufficienti, e vivono come ‘mendicanti di Dio’: si sentono bisognosi di Dio e riconoscono che il bene viene da Lui, come dono, come grazia. Chi è povero in spirito fa tesoro di quello che riceve; perciò desidera che nessun dono vada sprecato”.
Soffermiamoci quindi sul questo importante aspetto, non sprecare. Lo stesso Gesù “ci mostra l’importanza di non sprecare, ad esempio dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, quando chiede di raccogliere il cibo avanzato perché nulla vada perduto“. Questo ci permette di apprezzare il valore delle cose, e oggi nella società consumistica in cui viviamo ce n’è davvero bisogno.
Sono tre gli aspetti su cui dovremmo riflettere e fare nostri, il primo è “non sprecare il dono che noi siamo. Ognuno di noi è un bene, indipendentemente dalle doti che ha. Ciascuna donna, ciascun uomo è ricco non solo di talenti, ma di dignità, è amato da Dio, vale, è prezioso. Gesù ci ricorda che siamo beati non per quello che abbiamo, ma per quello che siamo“.
Il secondo è “non sprecare i doni che abbiamo. […] i beni vanno custoditi e condivisi, in modo che a nessuno manchi il necessario. Non sprechiamo quello che abbiamo, ma diffondiamo un’ecologia della giustizia e della carità, della condivisione!”
Infine l’ultimo aspetto su cui riflettere è “non scartare le persone. La cultura dello scarto dice: ti uso finché mi servi; quando non mi interessi più o mi sei di ostacolo, ti butto via. E si trattano così specialmente i più fragili […] Ciascuno è un dono sacro, ciascuno è un dono unico, ad ogni età e in ogni condizione. Rispettiamo e promuoviamo la vita sempre!”
parole sante.