Impegnato nel suo viaggio apostolico, Papa Francesco ha parlato nell’odierna giornata da Atene di Giovanni, ponendo l’attenzione sul deserto e sulla conversione.
È nel deserto che “la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria,” un umile nonostante la Bibbia ci abbia presentato varie personalità importanti, ma il bello è proprio questo. “Avere autorità, essere colti e famosi non è una garanzia per piacere a Dio; anzi, potrebbe indurre a insuperbirsi e a respingerlo. Serve invece essere poveri dentro, come povero è il deserto.” E in questo luogo povero e arido Giovanni predica, e qui “si rivela la gloria del Signore, che – come profetizzano le Scritture – cambia il deserto in un lago, la terra arida in sorgenti d’acqua. A dimostrazione che Dio viene in ogni luogo, “che il Signore viene a liberarci e a ridarci vita proprio nelle situazioni che sembrano irredimibili, senza vie d’uscita: lì viene. Non c’è dunque luogo che Dio non voglia visitare. E oggi non possiamo che provare gioia nel vederlo scegliere il deserto, per raggiungerci nella nostra piccolezza che ama e nella nostra aridità che vuole dissetare!”
Così come è scomodo il deserto, lo è anche la conversione, che il Battista predicava senza sosta. Sembra difficile perché vogliamo farlo da soli “vorremmo convertirci, essere migliori, superare i nostri difetti, cambiare, ma sentiamo di non esserne pienamente in grado e, nonostante la buona volontà, ricadiamo sempre.” Come fare? Affidarsi a Dio.
“Convertirsi significa non dare ascolto a ciò che affossa la speranza, a chi ripete che nella vita non cambierà mai nulla – i pessimisti di sempre. È rifiutare di credere che siamo destinati ad affondare nelle sabbie mobili della mediocrità. È non arrendersi ai fantasmi interiori, che si presentano soprattutto nei momenti di prova per scoraggiarci e dirci che non ce la faremo, che tutto va male e che diventare santi non fa per noi. Non è così, perché c’è Dio. ”