Il tema dell’Udienza generale odierna verte sulla preghiera per l’unità dei cristiani, così come insegna il Vangelo di Giovanni 17,21 dove Gesù “ dopo l’Ultima Cena, ha pregato per i suoi, -perché tutti siano una sola cosa-”.
Questo ci insegna che “non bastiamo noi, con le nostre forze, a realizzare l’unità. L’unità è anzitutto un dono, è una grazia da chiedere con la preghiera.” Poiché neanche dentro noi stessi riusciamo a mantenere l’unità: “anche l’apostolo Paolo sentiva dentro di sé un conflitto lacerante: volere il bene ed essere inclinato al male” .
Ne dà una grande descrizione il Concilio Vaticano II, spiega Papa Francesco, il quale afferma “gli squilibri di cui soffre il mondo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo. È proprio all’interno dell’uomo che molti elementi si combattono a vicenda. […] Per cui soffre in se stesso una divisione, dalla quale provengono anche tante e così gravi discordie nella società.”
E poi ci pone una domanda: abbiamo mai pregato per l’unità dei cristiani? Probabilmente no, forse non ci abbiamo mai pensato. “ Eppure da essa dipende la fede nel mondo; il Signore infatti ha chiesto l’unità tra noi -perché il mondo creda- (Gv 17,21). Il mondo non crederà perché lo convinceremo con buoni argomenti, ma se avremo testimoniato l’amore che ci unisce e ci fa vicini a tutti. ”
E il compito dei cristiani è “ lottare per l’unità perché il nostro nemico, il diavolo, come dice la parola stessa, è il divisore. ” E’ questa la differenza: “ Il diavolo, in genere, non ci tenta sull’alta teologia, ma sulle debolezze dei fratelli. […] semina discordia, provoca la critica e crea fazioni. La via di Dio è un’altra: ci prende come siamo, ci ama tanto, ma ci ama come siamo e ci prende come siamo.”
Per coltivare l’unità abbiamo due grandi strumenti che ci ha donato Dio: “ la preghiera e l’amore. [… ] La radice della comunione è l’amore di Cristo, che ci fa superare i pregiudizi per vedere nell’altro un fratello e una sorella da amare sempre. ”
Mi ripeto. I miei non sono commenti, ma domande a cui attendo risposta.
Grazie, Susanna Guaschino
All’inizio di dicembre ho scritto una lettera personale al Papa e nonostante i solleciti non ho avuto risposta. La domanda era: perché non intervenite per Patrick Zaki, detenuto come tanti nelle mani di un dittatore che puo’ permettersi di non dare ascolto a deboli richieste di governi che per interessi economici non danno peso nemmeno alle preghiere di Amnesty?
Grata di una risposta, attendo fiduciosa
Susanna Guaschino
Perché non rispondete al mio commento delle 13,37?
Susanna Guaschino