L’Omelia di Papa Francesco per la Veglia Pasquale, tenuta nella Basilica di San Pietro, annuncia la meraviglia e lo stupore delle donne al cospetto del sepolcro vuoto e l’invito ad andare in Galilea.
Cosa vuol dire? Ricominciare. Come Gesù ha perdonato i discepoli che lo hanno abbandonato sulla Croce e li ha invitati a ricominciare. “In questa Galilea impariamo lo stupore dell’amore infinito del Signore, che traccia sentieri nuovi dentro le strade delle nostre sconfitte.”
Questo è un importante messaggio: “è possibile ricominciare sempre.”
Il secondo messaggio è: “la fede non è un repertorio del passato, Gesù non è un personaggio superato. Egli è vivo, qui e ora.” Una fede da riscoprire dunque, non “una fede fatta di abitudini, di cose del passato.[…] Andare in Galilea, invece, significa imparare che la fede, per essere viva, deve rimettersi in strada. Deve ravvivare ogni giorno l’inizio del cammino, lo stupore del primo incontro.”
La Galilea “sono le strade che percorriamo ogni giorno […] In Galilea impariamo che possiamo trovare il Risorto nel volto dei fratelli, nell’entusiasmo di chi sogna e nella rassegnazione di chi è scoraggiato, nei sorrisi di chi gioisce e nelle lacrime di chi soffre, soprattutto nei poveri e in chi è messo ai margini. Ci stupiremo di come la grandezza di Dio si svela nella piccolezza, di come la sua bellezza splende nei semplici e nei poveri.”
Importante l’attenzione per gli altri, l’amore mostrato verso il prossimo come quello di Gesù per noi, “Gesù, il Risorto, ci ama senza confini e visita ogni nostra situazione di vita. Egli ha piantato la sua presenza nel cuore del mondo e invita anche noi a superare le barriere, vincere i pregiudizi, avvicinare chi ci sta accanto ogni giorno, per riscoprire la grazia della quotidianità.”
Nessuna paura dunque, “le tue lacrime saranno asciugate, le tue paure saranno vinte dalla speranza. Perché, sai, il Signore ti precede sempre, cammina sempre davanti a te. E, con Lui, sempre la vita ricomincia.”