Le opere di misericordia non consistono nel fare l’elemosina col fine ultimo di scaricarsi la coscienza, ma condividere e partecipare alla sofferenza altrui. Così Papa Francesco alla Messa del mattino celebratasi come di consueto a Casa Santa Marta.
Traendo ispirazione dalla Prima Lettura, tratta dal Libro di Tobia, Francesco ha cercato di far capire l’importanza della compassione. Compatire, in fondo, significa “soffrire con chi soffre”. “Un’opera di misericordia non è fare una cosa che porti a liberarsi la coscienza, ma è anche compatire il dolore degli altri. Condividere e compatire sono due termini che vanno assieme. E’ misericordioso colui che sa condividere e compatire i problemi delle altre persone. E allora chiedetevi: sapete condividere? Siete generosi? Soffrite quando soffrono gli altri? Sapete vivere nella sofferenza?”.
Condividere e compatire sono opere di misericordia, ma lo è allo stesso modo anche il rischio: “Tante volte si rischia. Quanti hanno rischiato, come Papa XII, per nascondere gli ebrei perché non fossero uccisi, perché non fossero deportati! Rischiavano la pelle! Ma era giusto farlo per salvare la vita delle persone. Ecco, rischiare”.
Non dobbiamo curarci del fatto che, comportandoci in questo modo, possiamo diventare oggetto di derisione. Perché può capitare che una persona che compie misericordia, com’è stato Tobi, venga considerata una persona pazza, una persona che preferisce la pazzia alla tranquillità. Insomma, bisogna avere il coraggio di scomodarsi.
“Fare opere di misericordia è un atto che scomoda. ‘Io ho un amico malato, vorrei andare a fargli visita, ma non ho voglia… preferisco riposare o guardare la televisione tranquillo’. Muoversi è scomodo. Ma il Signore ha subito la scomodità per noi: è andato in croce per darci la misericordia!”.
Chi è capace di fare opere di misericordia è perché sa di essere stato misericordiato a sua volta. Sa che è stato oggetto di misericordia da parte del Signore. “Se noi facciamo queste cose – ha detto il Papa – è perché Dio ha avuto pietà di noi. E pensiamo ai peccati commessi, agli sbagli fatti e a come il Signore è stato in grado di perdonarci: ci ha perdonato tutto, ha avuto questa misericordia. Facciamo lo stesso con i nostri fratelli, perché è così che saremo lontani dall’egoismo e più vicini a Cristo”.
Caro Papa Francesco.
questa la condivido pienamente colpisce il mio sistema nervoso sulla misericordia che crea soddisfazione a chi la fa e a chi la riceve al disopra di ogni ragionamento vigliacco che si estranea
La memoria dei nostri peccati, non per colpevolizzarci o vivere in perenne stato di “penitenza”, ma per ricordare a noi i nostri peccati perdonati da Dio, non siamo stati giudicati da Dio, come possiamo giudicare noi?——-imparare a essere misericordiosi ci mette in condizione di “allargare” il nostro cuore, se l’umano misericordiato non lo comprende, c’e’ l’amore Misericordioso di Dio che vede, apprezza e si china LUI con amore su di noi, “ricompensa” piu’ grande non esiste!