Dopo 13 ore di volo e più di 10.000 kilometri percorsi, l’aereo papale è atterrato presso l’aeroporto internazionale “Mariscal Sucre” di Quito, in Ecuador: il primo appuntamento pubblico è stata la , nel corso della quale il Pontefice ha effettuato un breve discorso pubblico.
Nel proprio intervento Papa Francesco ha ricordato le precedenti occasioni nei quali aveva visitato, prima di essere chiamato al soglio pontificio, l’Ecuador: anche in questa occasione, ha precisato il Vescovo di Roma «vengo come testimone della misericordia di Dio e della fede in Gesù Cristo. La stessa fede – ha detto – che nel corso dei secoli ha plasmato l’identità di questo popolo e dato tanti buoni frutti» come dimostrano i vari beati e santi che l’Ecuador ha donato alla Chiesa Universale.
Anche oggi «troviamo nel Vangelo le chiavi che ci permettono di affrontare le sfide attuali – ha aggiunto il Vescovo di Roma – di valorizzare le differenze, di promuovere il dialogo e la partecipazione, senza esclusioni, affinché i risultati che si stanno conseguendo nel progresso e nello sviluppo siano garanzia di un futuro migliore per tutti, con particolare attenzione ai nostri fratelli più deboli e le minoranze più vulnerabili».
Prendendo spunto dalla presenza del monte Chimborazo, che non solo è il vetta più alta delle Ande ecuadoriane, ma anche la montagna con la cima più distante dal centro della Terra, in considerazione del fatto che si trova all’ecuatore, e per questo, al contempo, il monte più vicino al Sole, Francesco ha augurato a tutto il popolo ecuadoriano di poter sentire, durante il , «la vicinanza di Cristo, la vicinanza “del sole che sorge dall’alto”» e di essere «riflesso della Sua luce, del suo amore».
Infine, il Papa ha invitato tutto il popolo ecuadoriano “a non perdere mai la capacità di rendere grazie a Dio per ciò che ha fatto e fa per voi, la capacità di proteggere le cose piccole e semplici, di prendersi cura dei bambini e degli anziani, di aver fiducia nella gioventù, e di ammirare la nobiltà della vostra gente e la rara bellezza del vostro paese“.
Santo Padre, Lei è una delle poche persone al mondo che quando parla ci fa stare bene, ci fa stare sereni, ci fa riconciliare con Dio, Lei ha una capacià che pochissime persone hanno e noi (ma è molto probabile che sbaglio) non facciamo altro che chiedere la serenità ad ogni persona che incontriamo e in ogni cosa che facciamo.
Dialogo e partecipazione. A cominciare dai Pastori vicini di casa, che non devono rimanere estranei all’esortazioni del Papa o continuare, comodamente, a fingere di pensare che il Papa non si rivolge a loro.
Il Papa si rivolge proprio a voi e ne siete ben consapevoli. AscoltateLo o cambiate “mestiere”, lasciando spazio a chi davvero vuole ” il dialogo e la partecipazione senza esclusioni”, seguendo l’esempio di Gesù, avvicinando e non separando. Cominciando da chi ci è più vicino per allargare fino ai più lontani, con condivisione e fratellanza autentica, libera da miseri interessi.
Niente più durezze di udito e finzioni. Si riferisce proprio a voi e noi preghiamo per Lui, affinché i suoi incitamenti sforino le orecchie sorde.
Buon Viaggio Francesco. Tutte le forze del Bene, ti assistono. Un saluto dall’Italia a tutte le popolazioni che incontrerai. Baci.