La Liturgia di questa quarta Domenica di Pasqua prosegue nell’intento di aiutarci a riscoprire la nostra identità di discepoli del Signore Risorto. Negli Atti degli Apostoli, Pietro dichiara apertamente che la guarigione dello storpio, operata da lui e di cui parla tutta Gerusalemme, è avvenuta nel nome di Gesù, perché «in nessun altro c’è salvezza»
. In quell’uomo guarito c’è ognuno di noi – quell’uomo è la figura di noi: noi siamo tutti lì –, ci sono le nostre comunità: ciascuno può guarire dalle tante forme di infermità spirituale che ha – ambizione, pigrizia, orgoglio – se accetta di mettere con fiducia la propria esistenza nelle mani del Signore Risorto. «Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno – afferma Pietro – costui vi sta innanzi risanato» (v. 10). Ma chi è il Cristo che risana? In che cosa consiste l’essere risanati da Lui? Da che cosa ci guarisce? E attraverso quali atteggiamenti?
La risposta a tutte queste domande la troviamo nel Vangelo di oggi, dove Gesù dice: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore» (Gv 10,11). Questa autopresentazione di Gesù non può essere ridotta a una suggestione emotiva, senza alcun effetto concreto! Gesù risana attraverso il suo essere pastore che dà la vita. Dando la sua vita per noi, Gesù dice a ciascuno: “la tua vita vale così tanto per me, che per salvarla do tutto me stesso”. È proprio questo offrire la sua vita che lo rende Pastore buono per eccellenza, Colui che risana, Colui che permette a noi di vivere una vita bella e feconda.
La seconda parte della stessa pagina evangelica ci dice a quali condizioni Gesù può risanarci e può rendere la nostra vita gioiosa e feconda: «Io sono il buon pastore – dice Gesù – conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre» (vv. 14-15). Gesù non parla di una conoscenza intellettiva, no, ma di una relazione personale, di predilezione, di tenerezza reciproca, riflesso della stessa relazione intima di amore tra Lui e il Padre. È questo l’atteggiamento attraverso il quale si realizza un rapporto vivo con Gesù: lasciarci conoscere da Lui. Non chiudersi in sé stessi, aprirsi al Signore, perché Lui mi conosca. Egli è attento a ciascuno di noi, conosce in profondità il nostro cuore: conosce i nostri pregi e i nostri difetti, i progetti che abbiamo realizzato e le speranze che sono andate deluse. Ma ci accetta così come siamo, anche con i nostri peccati, per guarirci, per perdonarci, ci guida con amore, perché possiamo attraversare sentieri anche impervi senza smarrire la via. Ci accompagna Lui.
A nostra volta, noi siamo chiamati a conoscere Gesù. Ciò implica un incontro con Lui, un incontro che susciti il desiderio di seguirlo abbandonando gli atteggiamenti autoreferenziali per incamminarsi su strade nuove, indicate da Cristo stesso e aperte su vasti orizzonti. Quando nelle nostre comunità si raffredda il desiderio di vivere il rapporto con Gesù, di ascoltare la sua voce e di seguirlo fedelmente, è inevitabile che prevalgano altri modi di pensare e di vivere che non sono coerenti col Vangelo. Maria, la nostra Madre ci aiuti a maturare una relazione sempre più forte con Gesù. Aprirci a Gesù, perché entri dentro di noi. Una relazione più forte: Lui è risorto. Così possiamo seguirlo per tutta la vita. In questa Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni Maria interceda, perché tanti rispondano con generosità e perseveranza al Signore che chiama a lasciare tutto per il suo Regno.
fonte: vatican.va
OGNI GIORNO VOGLIO INCONTRARMI CON TE SIGNORE
In questo rapporto di tenerezza , credo che dobbiamo “proteggere” quanto amiamo, nel Vangelo e’ scritto ,rinforzare le porte. Perché non “proteggiamo” le nostre chiese dagli invasori megalomani esibizionisti? da scritti irriverenti? Siamo noi “custodi” , non e’ Dio che permette, come disse il parroco di un Santuario,( Lazio centro sud) all’ennesima dissacrazione del Tabernacolo, non riuscìì a fargli capire che il Tabernacolo e’ custodito da noi, dove abbondano dissacratori, vandali, piu’ protezione, piu’ controllo, piu’ spiegare la parola di Dio, piu’ coerenza comportamentale soprattutto dei sacerdoti, no deresponsabilizzazione, no fatalismo. Stiamo toccando troppo fondo, nel “fango” si muore soffocati, TUTTI, TUTTI, TUTTI.—–Ivana Barbonetti.
Buenas tardes:
A mi sólo me salen palabras de agradecimiento a nuestro Señor. Lloro, los ojos se convierten en rios, de lo agradecida que le estoy al Señor. Sentir su misericordia hace llorar. Dion nunca abandona a sus hijos. Son sus hijos los que abandonan su voluntad divina.
Caminaré en presencia del Señor: salmo.
Evocación de los beneficios recibidos
116:1 Amo al Señor, porque él escucha
el clamor de mi súplica,
116:2 porque inclina su oído hacia mí,
cuando yo lo invoco.
116:3 Los lazos de la muerte me envolvieron,
me alcanzaron las redes del Abismo,
caí en la angustia y la tristeza;
116:4 entonces invoqué al Señor:
“¡Por favor, sálvame la vida!”
116:5 El Señor es justo y bondadoso,
nuestro Dios es compasivo;
116:6 el Señor protege a los sencillos:
yo estaba en la miseria y me salvó.
116:7 Alma mía, recobra la calma,
porque el Señor ha sido bueno contigo.
116:8 Él libró mi vida de la muerte,
mis ojos de las lágrimas y mis pies de la caída.
116:9 Yo caminaré en la presencia del Señor,
en la tierra de los vivientes.
Viva Dios!! Es tan hermosa su verdad. Bendito es El Señor. Santo, Santo , Santo.
Saludos!
Come e’ tenero Gesu’ ci sceglie e ci lascia libei di seguirlo, una sfida che cambia la nostra mente il cuore l’anima tutto . grazie sei amabile