All’Angelus si pone l’attenzione su ciò che Giovanni Battista racconta su Gesù dopo averlo battezzato, e che dimostra il suo spirito di servizio.
Giovanni ricorda che Gesù è colui che aveva annunciato, e poi scompare dalla scena. Ha assolto il suo importante compito, e qual è il riconoscimento, il suo premio? Materialmente niente, sembra. “Da profeta diventa discepolo. Ha predicato al popolo, ha raccolto dei discepoli e li ha formati per molto tempo. Eppure non lega nessuno a sé. […] Non è interessato ad avere un seguito per sé, a ottenere prestigio e successo, ma dà testimonianza e poi fa un passo indietro, perché molti abbiano la gioia di incontrare Gesù”.
Questo è un insegnamento per noi, che restiamo attaccati ai ruoli, “al bisogno di essere stimati, riconosciuti e premiati. E questo, pur essendo naturale, non è una cosa buona, perché il servizio comporta la gratuità, il prendersi cura degli altri senza vantaggi per sé, senza secondi fini, senza aspettare il contraccambio”. Aiutare gli altri con amore solo per spirito di carità, senza aspettarsi nulla.
Compiere la missione dell’educatore e poi farsi da parte, lasciare il posto al Signore. Il Santo Padre ci spiega: “Pensiamo a quant’è importante per i genitori, che crescono i figli con tanti sacrifici, ma poi li devono lasciare liberi di prendere la loro strada nel lavoro, nel matrimonio, nella vita”. Certo, non spariscono dalla loro vita ma restano “con discrezione, senza invadenza”.
Questa è “la libertà di crescere. E lo stesso vale per altri ambiti, come l’amicizia, la vita di coppia, la vita comunitaria. Liberarsi dagli attaccamenti del proprio io e saper farsi da parte costa, ma è molto importante”. Per lasciar crescere gli altri dobbiamo lasciarli liberi di seguire la loro strada, e nello stesso tempo dobbiamo gioire dei loro traguardi senza invidia o gelosia.