La frase su cui si sofferma il Pontefice all’Udienza è tratta dal libro della Bibbia di Qoelet, ed è molto significativa; una frase che torna come un ritornello, ovvero: “tutto è vanità.”
Sembra strana questa affermazione, come a voler dire che “tutto è ‘nebbia’, tutto è ‘fumo’, tutto è ‘vuoto’. Stupisce trovare queste espressioni, che mettono in discussione il senso dell’esistenza, dentro la Sacra Scrittura.” Ma in realtà la conclusione del Libro dà una lettura diversa: “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché qui sta tutto l’uomo.” Segui solo la Sua strada e non quella del mondo.
A volte ci sentiamo affranti, pensando che non valga più la pena lottare per nulla perché tanto finisce tutto allo stesso modo, siamo disillusi e ci chiediamo “i nostri sforzi hanno forse cambiato il mondo? Qualcuno è forse capace di far valere la differenza del giusto e dell’ingiusto? Sembra che tutto questo è inutile: perché fare tanti sforzi?”
Ma è nella vecchiaia che possiamo trovare la forza di andare avanti, perché “se gli anziani, che hanno ormai visto di tutto, conservano intatta la loro passione per la giustizia, allora c’è speranza per l’amore, e anche per la fede.”
Qoelet mette in guardia su quella che chiamiamo accidia, “la resa alla conoscenza del mondo senza più passione per la giustizia e per l’azione conseguente.” Un senso di vuoto che non solo toglie la forza di reagire, ma “apre la porta all’aggressività delle forze del male.”
Ecco che gli anziani dunque possono aiutare i giovani, salvarli “dalla tentazione di una conoscenza del mondo triste e priva di sapienza della vita” e riportarli “alla promessa di Gesù: ‘Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati‘.” I vecchi sono in grado di “seminare fame e sete di giustizia nei giovani.” Ascoltiamoli, seguiamoli, rispettiamoli.