Protagonista dell’Udienza odierna è Giuditta, personaggio biblico, eroina a cui è dedicato un Libro, che con il suo coraggio salva il suo popolo dal dittatore Nabucodonosor.
Dopo le eroiche gesta torna nella città d’origine per finire i suoi giorni, e muore a 105 anni. Anche oggi, fa notare Francesco, la vita si è molto allungata.
Chiediamoci dunque al momento della pensione “come posso crescere in autorità, in santità, in saggezza? ” Senza farci prendere dalla paura del domani; è normale avere timore, certo, di non sapere come riempire la propria vita. Ma i nonni, i vecchi, hanno un ruolo importantissimo.
I tempi però sono cambiati, e “ci sono nuove esigenze, anche nell’ambito delle relazioni educative e parentali, che ci chiedono di rimodellare la tradizionale alleanza fra le generazioni. […] noi facciamo questo sforzo di “rimodellamento”? Oppure subiamo semplicemente l’inerzia delle condizioni materiali ed economiche? La compresenza delle generazioni, di fatto, si allunga. Cerchiamo, tutti insieme, di renderle più umane, più affettuose, più giuste, nelle nuove condizioni delle società moderne?”
È un dare e un avere. Come Giuditta, che “da anziana, è capace di vivere una stagione di pienezza e di serenità, nella consapevolezza di avere vissuto fino in fondo la missione che il Signore le aveva affidato. Per lei è il tempo di lasciare l’eredità buona della saggezza, della tenerezza, dei doni per la famiglia e la comunità: un’eredità di bene e non soltanto di beni.”
Amata sia da giovane che da vecchia, perché “il Signore non affida i suoi talenti solo ai giovani e ai forti: ne ha per tutti, su misura di ciascuno, anche per i vecchi. […] Le precedenti abilità della vita attiva perdono la loro parte di costrizione e diventano risorse di donazione: insegnare, consigliare, costruire, curare, ascoltare…”
Risorse da destinare ai più bisognosi perché da vecchi si riesce a vedere con il cuore, invece che con gli occhi, “si perde un po’ di vista ma lo sguardo interiore si fa più penetrante.”