La bellezza e la difficoltà del perdonare al centro della riflessione di Papa Francesco durante il Pellegrinaggio ad Assisi in occasione dell’ottavo centenario del “Perdono di Assisi”: il Vescovo di Roma, commentando il brano del Vangelo di Matteo (Mt 18,21-35) nel quale Gesù insegna a Pietro a perdonare, ha sottolineato come sia “difficile perdonare“, quanto ci costi perdonare chi ci fa un torto, nonostante, in verità, “tutti noi abbiamo bisogno di perdono“.
Perdonare, ha spiegato il Santo Padre è un piccolo assaggio della misericordia di Dio, è un modo per “toccare con mano la misericordia del Padre!“. Tuttavia chiediamoci: “Perché dovremmo perdonare una persona che ci ha fatto del male? – ha detto Papa Bergoglio – Perché noi per primi siamo stati perdonati, e infinitamente di più. Non c’è nessuno fra noi, qui, che non sia stato perdonato. Ognuno pensi… pensiamo in silenzio le cose brutte che abbiamo fatto e come il Signore ci ha perdonato“.
A spiegare tutto questo è Gesù stesso, nel brano del Vangelo: “la parabola ci dice proprio questo: come Dio perdona noi, così anche noi dobbiamo perdonare chi ci fa del male. È la carezza del perdono. Il cuore che perdona. Il cuore che perdona accarezza. Tanto lontano da quel gesto: “me la pagherai!” Il perdono è un’altra cosa“.
Continuando nella propria riflessione Francesco ha invitato i presenti a riflettere sul fatto che “ognuno di noi potrebbe essere quel servo della parabola che ha un grande debito da saldare, ma talmente grande che non potrebbe mai farcela […] Sappiamo bene, infatti, che siamo pieni di difetti e ricadiamo spesso negli stessi peccati. Eppure, Dio non si stanca di offrire sempre il suo perdono ogni volta che lo chiediamo“. Fa riflettere pensare a quanta pazienza ha Dio con noi: “Voi avete pensato alcune volte alla pazienza di Dio? – ha infatti chiesto il Pontefice – Ha tanta pazienza“.
Dio, “nonostante possiamo ricadere negli stessi peccati – ha proseguito il Papa – ha pietà di noi e non smette di amarci. Come il padrone della parabola, Dio si impietosisce […] e ci rimanda a casa con il cuore tranquillo e sereno dicendoci che ci ha condonato ogni cosa e perdonato tutto. Il perdono di Dio non conosce limiti; va oltre ogni nostra immaginazione e raggiunge chiunque, nell’intimo del cuore, riconosce di avere sbagliato e vuole ritornare a Lui. Dio guarda al cuore che chiede di essere perdonato“.
Come è invece il perdono umano? È proprio come lo ha descritto Gesù nella Parabola «Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”» (Mt 18,28). “In questa scena troviamo tutto il dramma dei nostri rapporti umani. Quando siamo noi in debito con gli altri, pretendiamo la misericordia; quando invece siamo in credito, invochiamo la giustizia! – ha spiegato Papa Francesco – Non è questa la reazione del discepolo di Cristo e non può essere questo lo stile di vita dei cristiani. Gesù ci insegna a perdonare, e a farlo senza limiti: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette»“.
“Offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi“, ha dunque concluso Papa Francesco, invitando tutti i cristiani “ad essere umili segni di perdono e strumenti di misericordia“.
“Che il Signore ci dia la grazia di dire quella parola che il Padre non ci lascia finire, quella che ha detto il figliol prodigo: “Padre ho peccato contro…”, e [il Padre] gli ha tappato la bocca, lo ha abbracciato. Noi incominciamo a parlare, e Lui ci tapperà la bocca e ci rivestirà… “Ma, padre, domani ho paura di fare lo stesso…”. Ma torna! Il Padre sempre guarda la strada, guarda, in attesa che torni il figliol prodigo; e tutti noi lo siamo. Che il Signore ci dia questa grazia“.
capisco che devo perdonare, capisco che ho perdonato, quando mi capita che rivedo una persona che mi ha fatto molto male non mi fa rabbia. in ogni caso ho l’animo in pace e ho il cuore tranquillo, ma neanche questo va bene. appena i miei concittadini si accorgono che sto bene, perché non sono stato aggredito da nessuno, succede che mi aggrediscono con dei gesti sottili. vorrei avere la forza per non replicare e per non arrabbiarmi ma rispondo per ansia. non ce l’ho con quelle persone che mi fanno passare un brutto quarto d’ora, ma sono troppo sensibile per resistere agli urti. non ce la faccio. non ho capito chi glielo fa fare? non ho capito che cosa ci guadagnano? forse mi colpiscono come se stessero partecipando ad un gioco a premi? non lo so. non disprezzo le persone che si comportano così, è che non le capisco.