In occasione dei 125 anni dalla fondazione del Pontificio Collegio Spagnolo San José di Roma, Papa Francesco si è sentito di rivolgere un appello ai presenti, spronando loro a tenersi alla larga dal carrierismo, “vera peste della Chiesa”.
“Amerai Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza”. Queste sono le parole di Gesù e questo è il faro che deve guidare il pensiero e l’azione dei sacerdoti. “Amare con tutto il tuo cuore significa farlo senza riserve, ambiguità, falsi interessi e senza perseguire il successo o la carriera. La carità pastorale presuppone che si entri in contatto con l’altro, che lo si comprenda e perdoni di cuore”.
Tuttavia, da soli i sacerdoti non potranno mai crescere in questa carità cristiana. E’ per questo motivo che il Signore, ha detto il Papa, “ci ha chiamati ad essere una comunità, affinché questa carità possa unire tutti i sacerdoti con un vincolo nel ministero e nella fraternità”. La sfida dei sacerdoti di ieri e di oggi, quindi, è sempre quella: superare l’individualismo e vivere le diversità come un dono.
Bergoglio ha poi affrontato le fasi della formazione, ricordando che sono quattro, e cioè la fase accademica, quella spirituale, quella comunitaria e quella apostolica. “Tutte e quattro – ha detto il Santo Padre – devono interagire, per cui se ne manca anche una sola la formazione inizia a zoppicare e il prete finisce paralitico”.
E poi occorre guardare a un altro valore: imparare a fare tesoro di ciò che si ha senza rincorrere l’eccesso, il superfluo, il materiale. In fondo, il Papa ne è convinto: “Il diavolo entra sempre dalla tasca”. Pertanto “è bene imparare a rendere grazie per ciò che abbiamo, rinunciando generosamente e volontariamente al superfluo, per essere più vicini ai poveri e ai deboli”.
Infine, un appello: “Per favore, e questo ve lo dico da fratello, da padre, da amico: fuggite dal carrierismo ecclesiastico. Il carrierismo nella Chiesa è come una peste!”.
Caro Papa Francesco
credo di essere un cristiano un po’ diverso dagli altri quando non vado alla messa pensando alle debolezze del Sacerdote se lui crede alla carriera ecclesiale ai soldi da questuare sui fedeli più ricchi o più buoni e simpatici ad altre amenità che fanno parte delle chiacchiere accusatorie di borghi e quartieri di ogni secolo sui preti della chiesa dove avvolte sono meritate in altre no . ma quest’ultime fanno fatica ad emergere essendo condizionate da critiche negative pure dalla chiesa addirittura prima di farli santi.
Non dimentico Padre Pio il quale rifiutava di dare l’elemosina nelle mani del vescovo di Padova raccolta dai sui frati ed altri che per finire il mio commento non scrivo i nomi poiché alla messa non penso a ciò bensì al rito della messa – apertura omelia e chiusura : Andate in pace la messa è finita ! Ed esco molto più rinfrescato nello spirito
È vero Santo Padre, molto sacerdoti ambiscono alla carriera, come Angelo T. Giudice Della Rota e poi fanno guai, ingiustizie, disastri, dovrebbero fare un altro mestiere, purtroppo Lei, Santo Padre ne è contornato. Non capisco da cattolica come esseri gel genere e corruttibili siano sacerdoti, è come possano fare e rappresentare la nostra religione…
Le bacio le mani
Santo Padre, dialogare con i sacerdoti e’ impossibile, corrono tra un pellegrinaggio all’altro, affogano nella conseguente burocrazia, non demandano se non “affogati”, poi sull’altare rimproverano chi non corre con loro perché il pulman e’ rimasto mezzo vuoto.—–Per grazia di DIO ho consapevolezza dei miei limiti fisici dovuti a 70 anni vissuti in tanta sofferenza e disagi, ringrazio DIO per quanto mi permette di fare, non permetto che mi si crei senso di colpa, ma mi fa’ tristezza il non poter dialogare tranquillamente con il sacerdote, confrontare i problemi parrocchiali e sociali, soprattutto dei giovani di cui, nonostante i miei 70 anni, dialogano con me, si confrontano e accettano il materiale cristiano che regalo loro, questo sarebbe buono che lo facessero i sacerdoti giovani, almeno per una futura continuita’.——-