La è stato l’ultimo appuntamento pubblico del : la prigione è stata scelta dal Pontefice per il suo valore simbolico, si tratta infatti di una delle realtà più dure e dolorose della regione, e, allo stesso tempo, un luogo in cui praticano con successo nuove modalità di convivenza tra detenuti e le loro famiglie.
Nel corso dell’incontro con i detenuti e il personale che si occupa di loro nella prigione, il Santo Padre si è presentato come “un uomo perdonato“, un uomo “che è stato ed è salvato dai suoi molti peccati“.
“Non ho molto da darvi o offrirvi, ma quello che ho e quello che amo, – ha detto Papa Bergoglio – voglio darvelo, voglio condividerlo: è Gesù, Gesù Cristo, la misericordia del Padre“.
Quindi ricordando che anche i discepoli di Gesù, Pietro e Paolo, furono imprigionati e che fu la preghiera a sostenerli in quei difficili momenti, il Vescovo di Roma ha spiegato che “quando Gesù entra nella vita, uno non resta imprigionato nel suo passato, ma inizia a guardare il presente in un altro modo, con un’altra speranza“.
Per questo il Papa ha invitato i detenuti al dialogo, dialogo tra di loro, dialogo coi sacerdoti, dialogo con le guardie carcerarie, dialogo con chi va a visitarli: “parlate: parlate con i sacerdoti che vengono, parlate!. Parlate con i fratelli e le sorelle che vengono, parlate! Parlate con tutti quelli che vengono a parlarvi con Gesù. Gesù vuole risollevarci sempre“.
Il Pontefice ha anche detto che “la reclusione non è lo stesso di esclusione“, perché essa è “parte di un processo di reinserimento nella società“, e in questo senso ha ricordato che la convivenza dipende in parte dai detenuti stessi e per questo li ha esortati ad aiutarsi l’un l’altro e a lottare per raggiungere i propri obbiettivi.
Francesco ha anche voluto inviare un saluto affettuoso alle famiglie dei detenuti, le quali “ci ricordano che vale la pena di vivere e di lottare per un mondo migliore“.
Infine, il Santo Padre ha riservato una parola di incoraggiamento per il personale carcerario, che ha l’importante “compito di rialzare e non di abbassare; di dare dignità e non di umiliare; di incoraggiare e non di affliggere”.
Concludendo il proprio intervento, il Papa ha chiesto di “continuare a pregare per me, perché anche io ho i miei errori e devo fare penitenza“.
DIO TI BENEDICA SANTO PADRE FRANCESCO, spero che TI leggano anche i sacerdoti e suore, che comprendano che e’ un’atteggiamento umile e contrito gradito a DIO, riconoscerci peccatori perdonati. Per questo mio atteggiamento sono stata trattata da “misera” e incoraggiata da sacerdoti a; “avere fiducia in me stessa”. Mi auguro ardentemente che non pensino che anche TU, SANTO PADRE, devi avere fiducia in TE stesso, perche’ L’IMPORTANTE E’ AVERE FIDUCIA IN DIO, RICONOSCERCI BISOGNOSI DI DIO E’ GRANDE FIDUCIA. DIO ABBIA MISERICORDIA DI NOI. Ivana Barbonetti.