Ormai in chiusura dell’Anno Santo della Misericordia, Papa Francesco ha voluto incontrare i rappresentanti di diverse religioni affinché il mistero della misericordia, che la Chiesa ha contemplato durante tutto questo anno, continui a celebrarsi “soprattutto con le opere, con uno stile di vita realmente misericordioso, fatto di amore disinteressato, servizio fraterno, condivisione sincera“.
Il Santo Padre, parlando ai delegati delle altre religioni ha ricordato come “il tema della misericordia è familiare a molte tradizioni religiose e culturali, dove la compassione e la nonviolenza sono essenziali e indicano la via della vita“.
Un animo veramente religioso, al di là, dei differenti culti, sente che “farsi vicini a quanti vivono situazioni che richiedono una maggiore cura, come la malattia, la disabilità, la povertà, l’ingiustizia, le conseguenze dei conflitti e delle migrazioni … è l’eco della voce divina, che parla alla coscienza di ciascuno, invitando a superare il ripiegamento su sé stessi e ad aprirsi“.
In tal senso, non è caso che la radice latina del termine “misericordia” faccia proprio riferimento all’avere “un cuore sensibile alle miserie e soprattutto al misero, un cuore che vince l’indifferenza perché si lascia coinvolgere dalla sofferenza altrui“.
La voce divina, letteralmente, “bussa alla porta del cuore” di ogni uomo e lo invita ad “aprirsi all’altro accanto a noi, che bussa alla porta di casa, chiedendo attenzione e aiuto“.
“In un mondo agitato e con poca memoria, che va di corsa lasciando indietro molti e senza accorgersi di rimanere senza fiato e senza meta, abbiamo oggi bisogno, come dell’ossigeno, di questo amore gratuito che rinnova la vita“, ha dunque concluso Papa Francesco, ricordando che, “per noi cattolici, tra i riti più significativi dell’Anno giubilare c’è quello di attraversare con umiltà e fiducia una porta – la porta santa – per essere pienamente riconciliati dalla misericordia divina, che rimette i nostri debiti. Ma ciò richiede che anche noi perdoniamo i nostri debitori (cfr Mt 6,12), i fratelli e le sorelle che ci hanno offeso: si riceve il perdono di Dio per condividerlo con gli altri. Il perdono è certamente il più grande dono che possiamo fare agli altri, perché è quello che costa di più, ma allo stesso tempo quello che ci rende più simili a Dio“.