All’Angelus si medita su alcune azioni di Gesù riportate dal Vangelo di Luca, mentre si trova sulle rive del lago di Galilea a pescare con i suoi apostoli.
Gli uomini tornano a riva a mani vuote dopo una nottata di pesca, Gesù allora sale sulla barca di Simone e gli dice di tornare sull’acqua; questi ubbidisce senza ribattere. In questo modo il Figlio di Dio ci insegna qualcosa: “ogni giorno la barca della nostra vita lascia le rive di casa per inoltrarsi nel mare delle attività quotidiane; ogni giorno cerchiamo di ‘pescare al largo’, di coltivare sogni, di portare avanti progetti, di vivere l’amore nelle nostre relazioni.” Ma quante volte torniamo senza aver concluso nulla di quanto speravamo, viviamo “la delusione di impegnarci tanto e di non vedere i risultati sperati e proviamo un senso di sconfitta, mentre nel cuore nascono delusione e amarezza.”
Ma è proprio allora che il Signore decide di accompagnarci, di “salire sulla barca della nostra vita quando non abbiamo nulla da offrirgli; entrare nei nostri vuoti e riempirli con la sua presenza; servirsi della nostra povertà per annunciare la sua ricchezza, delle nostre miserie per proclamare la sua misericordia.” A Lui non importa il luogo in cui lo accogliamo, che sia sfarzoso, ricco o umile e povero “Lui è il Dio della vicinanza, della compassione, della tenerezza, e non cerca perfezionismo: cerca accoglienza.”
A volte siamo noi stessi a tenerlo lontano perché ci sentiamo indegni, peccatori, mentre Egli vuole solo amarci ed essere amato, accolto. E come Simone che si è fidato di Gesù ed è tornato al largo da dove era appena arrivato, a mani vuote, anche noi dobbiamo seguirlo. “Sempre possiamo ricominciare, sempre il Signore ci invita a rimetterci in gioco perché Lui apre nuove possibilità. E allora accogliamo l’invito: scacciamo il pessimismo e la sfiducia e prendiamo il largo con Gesù!”