Un grande insegnamento all’Angelus odierno dove il Pontefice spinge a riflettere sul Vangelo di Marco 10,35-45, e sulle parole di Gesù nel brano indicato.
Assieme ai suoi discepoli, Gesù risponde alla richiesta di Giacomo e Giovanni di permettere loro di sedere in cielo alla Sua destra, come se fossero più importanti degli altri. Cosa risponde il Maestro? Che “la vera gloria non si ottiene elevandosi sopra gli altri, ma vivendo lo stesso battesimo che Egli riceverà, di lì a poco, a Gerusalemme, cioè la croce.” E se la parola “battesimo” vuol dire immersione, “Gesù si è immerso nella morte, offrendo la sua vita per salvarci. La sua gloria, la gloria di Dio, è dunque amore che si fa servizio, non potere che ambisce al dominio.”
Non emergere dunque, ma immergersi. Oggi infatti tutti vorremmo essere migliori degli altri, “la ricerca del prestigio personale può diventare una malattia dello spirito, mascherandosi perfino dietro a buone intenzioni; ad esempio quando, dietro al bene che facciamo e predichiamo, cerchiamo in realtà solo noi stessi e la nostra affermazione.” Cosa che, mette in guardia Francesco, accade anche nella Chiesa stessa e tra i cristiani. Ecco perché “a questa logica mondana, Gesù contrappone la sua: invece di innalzarsi sopra gli altri, scendere dal piedistallo per servirli; invece di emergere sopra gli altri, immergersi nella vita degli altri.” Avere compassione per gli altri e cercare di aiutarli nei loro bisogni.
Se ci soffermiamo a contemplare il Crocifisso capiamo qual è il modo giusto, che ci ha indicato il Figlio: “Lui non è rimasto lassù nei cieli, a guardarci dall’alto in basso, ma si è abbassato a lavarci i piedi. Dio è amore e l’amore è umile, non si innalza, ma scende in basso.” Possiamo seguire il modo giusto grazie alla forza ricevuta dal Battesimo, che però va alimentata, chiedendo aiuto allo Spirito Santo.