L’agenda di Papa Francesco di ieri, giovedì 27 marzo 2014, è stata piena di appuntamenti: a scandire il ritmo della giornata del Pontefice due momenti principali, la Messa in Basilica Vaticana con circa 500 parlamentari italiani tra cui due delle massime cariche dello Stato italiano – ovvero i Presidenti di Camera e Senato – e l’incontro con il Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama.
Ai primi Papa Francesco ha ricordato, nel corso dell’Omelia, come anche ai tempi di Gesù vi fosse una classe governante già ben formata ma con il cuore talmente indurito da interessi di partito e lotte interne che neppure si accorsero della venuta di Gesù. Anzi lo accusano di essere un guaritore delle schiere di Satana tanto era l’errore nel quale erano cadute. Avevano sbagliato strada e da peccatori – quali tutti siamo – erano diventati corrotti.
Questo proprio perché, ha detto il Pontefice, “il cuore di questa gente, di questo gruppetto con il tempo si era indurito tanto, tanto che era impossibile ascoltare la voce del Signore. E da peccatori, sono scivolati, sono diventati corrotti“.
Diventare corrotti cosa comporta? Quando si diventa corrotti ci si indurisce: “il corrotto è fissato nelle sue cose ed è tanto difficile che un corrotto riesca a tornare indietro. Il peccatore sì, perché il Signore è misericordioso e ci aspetta tutti“. La corruzione della classe politica ai tempi di Gesù nasce dal fatto che “hanno rifiutato l’amore del Signore e questo rifiuto ha fatto sì che loro fossero su una strada – ha aggiunto il Vescovo di Roma –che non era quella della dialettica della libertà che offriva il Signore ma quella della logica della necessità, dove non c’è posto per il Signore. Nella dialettica della libertà c’è il Signore buono, che ci ama, ci ama tanto! Invece, nella logica della necessità non c’è posto per Dio: si deve fare, si deve fare, si deve…“
La dialettica della libertà è stata poi al centro dell’altro appuntamento importante dell’agenda di ieri di Papa Francesco: l’incontro con Obama. Giunto in Vaticano verso le 10.15 del mattino, seguito da un imponente corteo di autovetture, l’arrivo del Presidente degli Stati Uniti non è certo passata inosservata a turisti e presenti in Piazza San Pietro.
Papa Francesco ha accolto l’illustre ospite con un semplice “Welcome” – “Benvenuto” – caratterizzando fin dall’inizio l’incontro con quel clima di normalità e familiarità che il Pontefice sa creare. Barack Obama, dal canto suo, ha risposto: “Grazie. È meraviglioso incontrarla” e ha pure confessato a Bergolgio “Sono un suo grande ammiratore“. Nel corso del colloquio privato, durato circa una cinquantina di minuti, i due capi di Stato hanno toccato i principali punti di interesse comune dalla promozione della dialettica della libertà a quella della difesa della vita e della pace, fino anche ai diritti dei migranti e all’obiezione di coscienza.
Contento di questo evento. Sono sicuro porterà frutto. Il nostro Papa da un messaggio di pace nel mondo.