“Il nostro non è un Dio inerte, ma un Dio che sogna la trasformazione del mondo”. Con queste parole Papa Francesco ha aperto l’Udienza Generale di stamane, a Piazza San Pietro. Il Santo Padre ha dedicato la catechesi a Maria Maddalena, dando seguito al ciclo di riflessioni sulla speranza cristiana.
L’incontro con Gesù risorto trasforma la tristezza in gioia, così come avvenne per Maria Maddalena. Nel Vangelo, infatti, si narra di quando, in visita al Sepolcro, la Maddalena ipotizza che il corpo di Cristo sia stato trafugato. Nel tragitto verso il Sepolcro vien fuori “la fedeltà di molte donne che sono devote ai vialetti dei cimiteri in ricordo di qualcuno che non c’è più”.
Dopo di che c’è stata un seconda visita della Maddalena, quella in cui avviene l’incontro con il Maestro in un clima piuttosto confidenziale. E da qui apprendiamo come il legame tra Dio e gli uomini sia un legame di affetto, di amore: “Ciascuno di noi è una storia di amore di Dio. Dio ci guarda, ci aspetta, ci perdona e ha pazienza nei nostri confronti. Non è forse vero? Ognuno di noi vive questa esperienza”.
I Vangeli descrivono la felicità con cui Maria ha incontrato il Signore e di quando proprio lei è stata invitata a portare l’annuncio della Risurrezione ai fratelli. Quell’incontro ha letteralmente stravolto la vita della Maddalena, così come potrebbe farlo con ognuno di noi: “Ho cambiato vita perché ho visto il Signore! Ora sono diverso, sono un’altra persona. Questa è la nostra forza e la nostra speranza: cambiare dopo aver visto il Signore”.
La Maddalena, quindi, è colei che insegna la perseveranza nel cercare l’incontro con Dio. “L’incontro con Cristo Risorto – ha detto il Papa – ci risuscita e ci aiuta a far risuscitare gli altri dai sepolcri oscuri dell’incredulità”. Sperare e perseverare, alla luce di ciò, è un atteggiamento che trasuda cristianità.
Dio ama a tuute le personne che anno bisogno d’il Sui Amore vicino a noi per sempre,Gésus li piace la stessa cosa e poi transformare norsta tristeza in gioa ogni giorni.
Dio ama ancora un popolo che non sa’ amare, un popolo criticone, dissacratore, ci ama!—-riflettiamo a quando non avremo piu’ la “forze” per agire in quel modo, e non necessariamente la vecchiaia, perdere il consorte, figli, il lavoro—–non siamo piu’ tanto baldanzosi, arroganti credendoci “INVINCIBILI”.–riflettiamo se poi mendichiamo l’amore che non siamo piu’ in grado di riconoscere.–