Nell’, tenutosi durante il viaggio apostolico di Papa Francesco in Messico troviamo riassunti in pochi passaggi tutti i punti salienti del pontificato di Francesco: dalla questione della dignità connessa al lavoro, dalla questione della svalutazione di giovani e anziani nella società moderna, dalla famiglia come elemento fondante della società e indispensabile per il futuro della stessa, fino alla speranza, alla vocazione, all’invito a rimanere in Cristo, “furbi come serpenti ma umili come colombe“.
I giovani sono la ricchezza di una nazione, una ricchezza però che non va tenuta nascosta nei caveau delle banche, una ricchezza che deve essere trasformata in speranza. A tal fine, Bergoglio, ha messo in guardia dai “discorsi che ti svalutano, che ti fanno sentire di seconda categoria, di seconda o di quarta categoria. È doloroso quando ti fanno sapere che non importi a nessuno, e questo ci uccide” – ha commentato Francesco – “È difficile sentirsi la ricchezza di una nazione quando non si hanno opportunità di lavoro dignitoso, possibilità di studio e di preparazione, quando non si vedono riconosciuti i diritti e questo finisce per spingere a situazioni limite“.
Ai giovani riuniti nello stadio di Morelia, il Papa ha indicato la famiglia come modello dal quale attingere: in essa “si impara la vicinanza, si impara la solidarietà, si impara a condividere, a discernere, a portare avanti i problemi gli uni degli altri, a litigarsi e a discutere ma a riavvicinarsi, abbracciarsi e baciarsi. – ha detto il Vescovo di Roma – La famiglia è la prima scuola della nazione. La famiglia è la pietra di base della costruzione di una grande nazione“.
E così come , parlando alle famiglie, ha detto di preferire le famiglie accidentate a quelle da copertina di rotocalco, oggi, ai giovani, ha ricordato come “il trionfo non sta nel non cadere ma nel non rimanere caduti. Non permettevi di rimanere caduti e offrite la mano con dignità a un amico che è caduto. L’ascolto terapia è la medicina, non lasciate mai là mano di Gesù, con la mano di Gesù è possibile vivere a fondo“.
Speranza, dignità, partecipazione, famiglia, perseveranza e missione: “oggi il Signore continua a chiamarvi, continua a convocarvi – ha detto Francesco – vi invita a costruire un santuario. Un santuario che non è un luogo fisico, bensì una comunità, un santuario chiamato parrocchia, un santuario chiamato Nazione”. E facendo espresso riferimento al sicariato, così come al narcotraffico, entrambe forme di criminalità contro le quali il Messico lotta, ha aggiunto “Gesù mai ci inviterebbe ad essere sicari, ma ci chiama discepoli. Egli mai ci manderebbe a morire, ma tutto in Lui è invito alla vita. Una vita in famiglia, una vita in comunità; una famiglia e una comunità a favore della società“.
Infine, ha messo in guardia i giovani dal consumismo e dalle insidie di questo mondo: “la principale minaccia alla speranza è farti credere che cominci a valere quando ti mascheri di vestiti, marche, dell’ultimo grido della moda, o quando diventi prestigioso, importante perché hai denaro“. Per difendersi da questo ha invitato i giovani ad essere “furbi come serpenti e umili come colombe” ma soprattutto ad ascoltare il proprio cuore.
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