“La Chiesa, ci diceva Benedetto XVI, non cresce per proselitismo, cresce per attrazione, per testimonianza.” Così Papa Francesco nel corso dell’omelia a Santa Marta in data 1 ottobre. Non è questo un tema nuovo nel magistero di Papa Francesco: già l’ sempre nel corso di una omelia in Santa Marta il Pontefice aveva invitato a costruire ponti e non muri.
E’ la testimonianza che il cristiano mette in atto ogni giorno che attrae nuovi cristiani, che rende prolifici. E’ questa la promessa di diventare un popolo fatta da Dio ad Abramo. Il cristiano deve apprendere a parlare dritto al cuore delle persone, devono testimoniare la Parola ma senza voler imporre la propria verità: come San Paolo bisogna essere un “costruttore di ponti” e non un “costruttore di muri”.
La parola chiave dunque è il dialogo, inter-religioso e tra le persone, che ammette Papa Francesco nella intervista con Eugenio Scalfari, essere rimasto ancora agli albori e per il quale vi è ancora molta strada da percorrere.
Dunque come già prima di diventare Papa nel libro “” è lo Spirito Santo che opera la conversione dei cuori e non la nostra dialettica: tutto quello che dobbiamo fare è vivere appieno quanto Gesù ci indica per mezzo dei Vangeli, sarà questa la migliore testimonianza che potremo dare e nel medesimo tempo sarà sempre questa la migliore opera di evangelizzazione.
Per questo Papa Francesco torna a dirci nell’omelia del giorno a Santa Marta che “quando la gente, i popoli vedono questa testimonianza di umiltà, di mitezza, di mansuetudine, sentono il bisogno” di venire con noi!
Umiltà e mitezza sono dunque il lievito che permette alla Chiesa di crescere “La gente sente quel bisogno davanti alla testimonianza della carità, di questa carità umile, senza prepotenza, non sufficiente, umile, che adora e serve”.
chiedo scusa per un errore nel messaggio precedente. iil segnale oggi é pessimo e per scrivere ho perso mezza giornata! Intendevo dire ”frequentare il catechismo”. grazie.
Umiltà e mitezza chi possiede questi doni può tutto. Vivere con il Vangelo e dare l’esempio di essere cristiani , non solo a parole ma a fatti e questa e la verità che può dare vera testimonianza e prolificare le parole e le esempio del maestro, Cristo Gesù.
Gentile Signora Nella Lisi, condivido perfettamente quello che Lei ha appena detto, infatti parlare soltanto, predicare bene, senza fare nulla di quello che è l’esempio di Nostro Signore Gesù Cristo non si può ritenere vera cristianità.
Io ritengo che prima di tutto bisogna saper mettere a proprio agio chi ci sta di fronte, senza rendergli difficoltà di comunicazione. Quando si riesce a stare bene insieme vuol dire molto. Quando si creano le condizioni perché gli altri abbiano fiducia in noi, sta poi a noi tendere la nostra mano per aiutare chi è più debole. Dio ci ha insegnato ad amare anche coloro che sono nostri nemici, a donare ai poveri senza nulla pretendere in cambio…..abbiamo veramente imparato tutto questo?
Papa Francesco ha ragione quando dice che la testimonianza è migliore del proselitismo, ossia la vita vissuta cristiana con l’esempio è migliore rispetto alla predicazione. Tuttavia devo ricordare a Sua Santità che proprio all’epoca dei primi cristiani, soprattutto riferendomi a San Paolo, erano frequenti proprio le predicazioni rivolte da San Paolo proprio ai pagani, come nell’Aeropago di Atene in Grecia, dove fece dei proseliti. Non si può negare che San Paolo, in tutti i tre viaggi principali nel Mediterraneo, ossia a Gerusalemme, in Palestina, in Siria, in Turchia, in Italia, a Roma, in Spagna, ecc. si rivolgeva ai giudei nelle Sinagoghe, e nei grandi ambienti affollati per predicare la Parusia, ossia il nuovo arrivo di Gesù Cristo, creduta tale parusia imminente. Anche San Pietro, predicava ai giudei nelle loro sinagoghe, pur avendo viaggiato meno che San Paolo, tuttavia è testimoniata la sua presenza a Roma nel 42 d.C. e poi in varie località italiane ed infine i suoi viaggi ripetuti ad Antiochia (dove fu anche vescovo), di nuovo a Gerusalemme (vedi il Concilio degli Apostoli del 49 d.C.), ed infine a Roma, dove morì crocifisso con i piedi all’insù il 29 giugno 67 d.C, lo stesso giorno in cui San Paolo venne condannato anch’egli a morte, ma essendo cittadino romano venne decapitato nella zona della Chiesa delle Tre Fontane vicino a Roma.
Nicola Antonio de Liso – nicolaantonio.deliso@beniculturali.it – cell. 3450041888
Dio attrae con il Suo Amore infinito. La Santa Croce, appunto, simbolo del Grande Amore di Dio per l’Uomo. Infatti, l’amore che attrae a se è inspiegabile come è la fede di moltissimi fedeli che nonostante tutto rimangono saldi nel loro sentimento di fede.
La grandezza dell’amore del Signore è incommensurabile, è infinito. Come è infinita la Sua Misericordia.
Quanto avviene è riconducibile, dunque, prima di tutto al Vangelo e, poi, se leggete attentamente i messaggi della Madre Santa Maria Santissima, alle apparizione di Fatima e ad altre.
Comunque, ringraziamo e preghiamo insieme il Signore Dio Misericordioso affinchè i nostri occhi vedano e il nostro cuore si apra alla gioia.
Pace e bene!