L’onore della fede, questo il tema centrale all’Udienza nella quale prosegue la catechesi sulla vecchiaia, e il personaggio biblico che incontriamo è Eleazaro.
Eleazaro è un anziano al quale hanno chiesto di andare contro i propri principi di fede, comportandosi ipocritamente. Il re aveva infatti ordinato agli ebrei di mangiare carne usata come sacrificio agli idoli. La ferma opposizione dell’uomo vuole essere un esempio per le successive generazioni.
“Un vecchio che è vissuto nella coerenza della propria fede per un’intera vita, e ora si adatta a fingerne il ripudio, condanna la nuova generazione a pensare che l’intera fede sia stata una finzione, un rivestimento esteriore che può essere abbandonato, pensando di poterlo conservare nel proprio intimo.” Questo è il motivo del suo diniego a sottostare, seppur fingendo, ad una legge che va contro i suoi principi. Dimostrare ai giovani coerenza nella fede. Al contrario essa apparirebbe “come un insieme di comportamenti che, all’occorrenza, possono essere simulati o dissimulati, perché nessuno di essi è così importante per la vita.”
Questo non è giusto e non è vero, commenta il Pontefice. La fede non è solo spiritualità, non è solo ciò che abbiamo dentro, ma è anche nei gesti, nei comportamenti. “Questa proposta gnostica è un ‘fare finta’, l’importante è che tu dentro abbia la spiritualità e poi puoi fare quello che vuoi. E questo non è cristiano.” Ecco perché Eleazaro nella sua vecchiaia restituisce onore alla fede che segue da sempre, perché “la fede merita rispetto e onore fino alla fine: ci ha cambiato la vita, ci ha purificato la mente, ci ha insegnato l’adorazione di Dio e l’amore del prossimo. È una benedizione per tutti.”
Credere non è una cosa da vecchi, la pratica della fede non è una cosa antica, ma è per la vita, e sia, nella sua coerenza, da esempio per i più giovani.