Inizia con l’udienza odierna un nuovo ciclo di catechesi, dedicata al patrono della Chiesa universale, San Giuseppe; figura importante dalla quale lasciarci “ illuminare” con il suo “ esempio e guida”.
Come ricorda il Pontefice, “nella Bibbia esistono più di dieci personaggi che portano il nome Giuseppe. Il più importante tra questi è il figlio di Giacobbe e di Rachele, che, attraverso varie peripezie, da schiavo diventa la seconda persona più importante in Egitto dopo il faraone.” Infatti già il nome, che significa “Dio accresca, Dio faccia crescere” rappresenta un “augurio, una benedizione fondata sulla fiducia nella provvidenza e riferita specialmente alla fecondità e alla crescita dei figli.”
Anche Giuseppe di Nazaret “ha fede nella provvidenza di Dio. Ogni sua azione narrata dal Vangelo è dettata dalla certezza che Dio ‘fa crescere’, che Dio ‘aumenta’, che Dio ‘aggiunge’, cioè che Dio provvede a mandare avanti il suo disegno di salvezza.” Persino le città che lo riguardano sono importanti, Betlemme e Nazaret; la prima è chiamata “Casa del pane” e il suo nome in arabo significa “Casa della carne”, sono allusioni che “rimandano al mistero Eucaristico.”
Perché quindi “il Figlio di Dio non sceglie Gerusalemme come luogo della sua incarnazione, ma Betlemme e Nazaret, due villaggi periferici, lontani dai clamori della cronaca e del potere del tempo?” Perché da sempre “la periferia e la marginalità sono predilette da Dio.”
Ancora oggi “il Signore continua a manifestarsi nelle periferie, sia quelle geografiche, sia quelle esistenziali. […] il Signore conosce le periferie del nostro cuore, le periferie della nostra anima, le periferie della nostra società, della nostra città, della nostra famiglia, cioè quella parte un po’ oscura che noi non facciamo vedere forse per vergogna.” Giuseppe stesso, che è un umile falegname, ci invita con la sua figura a guardare nelle parti buie della società, quelle ignorate da tutti.