Il contenuto del per la celebrazione della XLVII Giornata Mondiale della Pace è ricco di elementi di riflessione sulla politica sociale della Chiesa Cattolica che ci inducono a rivedere il modello economico sul quale è fondata la nostra società: modello che vede al centro l’individuo al posto della comunità, il dio-denaro al posto del Vero Dio.
Papa Francesco, nel corso del messaggio, sostiene come siano necessarie “politiche che servano ad attenuare una eccessiva sperequazione del reddito” poiché di fondo bisogna ripensare al modello economico che si è rivelato sbagliato. La prova di come questo modello economico sia fallimentare, secondo il Pontefice è sotto gli occhi di tutti e risiede nel “succedersi delle crisi economiche“. Non possiamo guardare dall’altra parte e dobbiamo giungere “agli opportuni ripensamenti dei modelli di sviluppo economico” sostiene Bergoglio “e a un cambiamento negli stili di vita“.
Va dunque costruito un nuovo modello economico che sia “occasione per riscoprire i vincoli fraterni“. Ecco dunque che “la crisi odierna, pur con il suo grave retaggio per la vita delle persone, può essere anche un’occasione“: si tratta di imparare dalla crisi recuperando “le virtù della prudenza, della temperanza, della giustizia e della fortezza“. Tali virtù per Papa Francesco sono importanti nella vita di ciascuna persona per “riscoprire i vincoli fraterni che ci legano gli uni agli altri“: non è nel massimizzare l’individuo singolo che si ottiene la giustizia sociale quando nello sviluppare la vita comunitaria: “tali virtù sono necessarie per costruire e mantenere una società a misura della dignità umana“.
Servono dunque, continua il Papa delle “politiche per attenuare la sperequazione del reddito” poiché “i cittadini devono sentirsi rappresentati dai poteri pubblici nel rispetto della loro libertà. Invece, spesso, tra cittadino e istituzioni, si incuneano interessi di parte che deformano una tale relazione, propiziando la creazione di un clima perenne di conflitto“.
Va dunque riscoperto e alimentato “un autentico spirito di fraternità” che vuol dire anche superare le “condizioni inumane di tante carceri” poiché se è pur vero che le persone che sono in carcere hanno violato la legge, è anche purtroppo vero che “il detenuto è spesso ridotto in uno stato sub-umano” commenta Bergoglio “e viene violato nella sua dignità di uomo“.
Papa Francesco fa notare come già Benedetto XVI sostenesse che “la mancanza di fraternità tra i popoli e gli uomini sia una causa importante della povertà“. Tuttavia va fatto notare che “se da un lato si riscontra una riduzione della povertà assoluta” continua il Vescovo di Roma “dall’altro lato non possiamo non riconoscere una grave crescita della povertà relativa“, dove per povertà relativa – spiega Bergoglio – intendiamo quelle “diseguaglianze tra persone e gruppi che convivono in una determinata regione o in un determinato contesto storico-culturale“.
“Il racconto di Caino e Abele” continua il Pontefice “insegna che l`umanità porta inscritta in sé una vocazione alla fraternità, ma anche la possibilità drammatica del suo tradimento“. Nuovamente abbiamo prova di tutto questo nell’ “egoismo quotidiano, che è alla base di tante guerre e tante ingiustizie“.
Ma anche le tante “organizzazioni criminali” cui si sommano molte “forme di corruzione, oggi così capillarmente diffuse” sono una offesa a Dio poiché queste sono nocive ai fratelli e un danno per il mondo “tanto più quando hanno connotazioni religiose” afferma Papa Francesco.