Oggi all’Udienza in aula Paolo VI si è affrontata la terza delle beatitudini lasciate da Gesù nel discorso della montagna, dal Vangelo di Matteo (5,5 ): “Beati i miti perché avranno in eredità la terra”.
Cosa si intende per miti ce lo spiega Francesco: “Il termine mite qui utilizzato vuol dire letteralmente dolce, mansueto, gentile, privo di violenza”. Ma non soltanto quando tutto va bene, così sarebbe troppo facile, “chiunque potrebbe sembrare mite quando tutto è tranquillo, ma come reagisce “sotto pressione”, se viene attaccato, offeso, aggredito?”
E’ in quei momenti che bisogna non lasciarsi trasportare dall’ira, perché in quei casi “si perde il controllo e non si valuta ciò che è veramente importante, e si può rovinare il rapporto con un fratello, talvolta senza rimedio. Per l’ira tanti fratelli non si parlano più, si allontanano l’uno dall’altro. E’ il contrario della mitezza. La mitezza raduna, l’ira separa.”
E allora prendiamo esempio dal massimo Maestro, Gesù, che in un momento così difficile come quello della Passione “non rispondeva e non minacciava, perché si affidava a Colui che giudica con giustizia. E la mitezza di Gesù si vede fortemente nella sua Passione”.
Precisa poi che non c’è controsenso nelle parole della Bibbia, perché anche se nel Salmo 37 si legge che “Quelli che sperano nel Signore possederanno la terra”, e spesso purtroppo “ il possesso della terra è l’ambito tipico del conflitto”, in questo caso viene inteso come eredità, “ non dice Beati i miti perché conquisteranno la terra. La ereditano”
Il mite, poi, non è un codardo, ma “il discepolo di Cristo che ha imparato a difendere ben altra terra. Lui difende la sua pace, difende il suo rapporto con Dio, difende i suoi doni.[…] le persone miti sono persone misericordiose, fraterne, fiduciose e persone con speranza.”
Ricordiamo quindi che “la mitezza è capace di vincere il cuore, salvare le amicizie e tanto altro” e che “non c’è territorio più bello da guadagnare della pace ritrovata con un fratello. E’ quella la terra da ereditare con la mitezza!”
Ho vissuto e vivo una condizione simile-ho tanto pregato e chiesto il dono di perdonare chi per il demone dell’invidia ha distrutto tante cose a me care–questa “costanza” che ci viene spiegata bene nella Bibbia e’ servita,prima con lacrime dolci come a lenire,lavare il dolore—poi sentire l’enorme amore di Dio che ha apprezzato questo sforzo sincero,questa fiducia che Lui poteva, riconoscere che io umana non potevo-Lui si,fiducia che a Dio nulla e’ impossibile—-Ivana Barbonetti
Santo Padre,
seguo sempre i suoi insegnamenti, e leggo con attenzione i suoi messaggi; da buon cristiano quale mi reputo (ma non posso essere io giudice di me stesso) Le assicuro che cerco di seguire, a volte non riuscendoci, a seguire gli insegnamenti del Cristo risorto, che Lei rappresenta mirabilmente al giorno d’oggi. Ora Le chiedo: un Amico fraterno, si è approfittato della mià disponibilità per mettere a repentaglio non solo la mia credibilità, ma la sopravvivenza della mia stessa famiglia; della qual cosa sto chiedendo Giustizia Terrena, ben sapendo che quella Divina mi chiede ben altro sacrificio. Però non riesco a perdonare a quel mio amico, che ha tradito la mia fiducia, e messo a repentaglio la mia attività ma anche la serenità della mia famiglia, perché io lavoro per il bene della mia famiglia! E’ più forte di me, e so che questo rappresenta “un limite” alla mia fede! Però non riesco a perdonare a chi, ancora oggi, dopo oltre 13 anni, continua, con il suo silenzio, a crearmi enormi disagi sul lavoro ed in famiglia. Saprà Dio, perdonarmi?
Che il Signore La benedica, ogni giorno, per la Sua sapienza e i suoi insegnamenti.
Grazie
Patrizio Blonda