È la perseveranza nell’amore e nella preghiera l’argomento della penultima Catechesi sulla preghiera affrontato all’Udienza odierna, così come ha detto San Paolo nella sua prima Lettera ai Tessalonicesi “Pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie (5,17-18).”
Come è possibile pregare sempre, in ogni momento? Facendo della preghiera una costante della nostra vita poiché “la preghiera è il respiro della vita.” Il cuore deve essere sempre in preghiera, “c’è dunque un ardore nella vita cristiana, che non deve mai venire meno.[…] ci deve essere un fuoco sacro anche in noi, che arda in continuazione e che nulla possa spegnere. E non è facile, ma deve essere così– poche parole dette col cuore, nel cuore, sono sufficienti–piccole preghiere: “Signore, abbi pietà di noi”, “Signore, aiutami”. Dunque, la preghiera è una sorta di rigo musicale, dove noi collochiamo la melodia della nostra vita. Non è in contrasto con l’operosità quotidiana, non entra in contraddizione con i tanti piccoli obblighi e appuntamenti, semmai è il luogo dove ogni azione ritrova il suo senso, il suo perché, la sua pace.”
E quando pensiamo di essere sopraffatti dalle incombenze quotidiane, da non riuscire a trovare un minuto per la nostra spiritualità è bene ricordare “che Dio, nostro Padre, il quale deve occuparsi di tutto l’universo, si ricorda sempre di ognuno noi. Dunque, anche noi dobbiamo sempre ricordarci di Lui!” E possiamo farlo in ogni momento “il lavoro e la preghiera sono complementari. La preghiera – che è il “respiro” di tutto – rimane come il sottofondo vitale del lavoro, anche nei momenti in cui non è esplicitata. È disumano essere talmente assorbiti dal lavoro da non trovare più il tempo per la preghiera” che però non deve essere un rito, parole vuote recitate, ma deve accompagnare un sentimento ed essere sentita come parte integrante della nostra vita.