All’Angelus si parla di parabole e del loro significato, perché Gesù, parlando alla gente con esempi e parole semplici, riusciva a farsi capire da tutti e a raggiungere così il loro cuore.
Con i suoi insegnamenti infatti voleva dimostrare che Dio è presente in tutte le cose e in ogni momento della giornata, “le cose di ogni giorno, quelle che a volte sembrano tutte uguali e che portiamo avanti con distrazione o fatica, sono abitate dalla presenza nascosta di Dio, cioè hanno un significato. Allora, abbiamo bisogno pure noi di occhi attenti, per saper cercare e trovare Dio in tutte le cose”.
Nella prima parabola, nel Vangelo di Marco 4,31-32, Egli paragona il Regno di Dio a un granello di senape, che è il “seme più piccolo che ci sia: è piccolissimo. Eppure, gettato in terra, esso cresce fino a diventare l’albero più grande -per cui anche se non ce ne accorgiamo Dio sta lavorando– il seme delle nostre opere buone può sembrare poca cosa; eppure, tutto ciò che è buono, appartiene a Dio e dunque umilmente, lentamente porta frutto. Il bene – ricordiamolo – cresce sempre in modo umile, in modo nascosto, spesso invisibile.” E se a volte “può capitare di scoraggiarci, perché vediamo la debolezza del bene rispetto alla forza apparente del male” dobbiamo avere fiducia e riuscire a guardare oltre “per scoprire la presenza di Dio che come amore umile è sempre all’opera nel terreno della nostra vita e in quello della storia. È questa la nostra fiducia, è questo che ci dà forza per andare avanti ogni giorno con pazienza, seminando il bene che porterà frutto.”
Quindi anche se sembra che il seme non abbia attecchito, piano piano germoglierà, in silenzio, perché “con Dio anche nei terreni più aridi c’è sempre speranza di germogli nuovi- infatti- la grandezza di Dio opera nelle piccole cose.”