“Possiamo affermare con sicurezza e con autorità magisteriale che la riforma liturgica rappresenta un processo irreversibile”. Lo ha affermato Papa Francesco nel discorso fatto stamani in occasione della 68esima Settimana Liturgica Nazionale.
Partendo dal Concilio Vaticano II, che ha rappresentato un punto di svolta per la Chiesa Cattolica, il Papa ha ammesso che anche oggi c’è “molto da lavorare” nella direzione tracciata dal Concilio, e che anche oggi c’è bisogno di superare “letture infondate e superficiali, ricezioni parziali e prassi” che svuotano di significato la riforma liturgica.
“Non si tratta di rivalutare la riforma rivedendone le scelte – ha precisato – ma di conoscerne meglio le ragioni sottese e di osservare con maggiore disciplina la regola. Dopo questo magistero e questo lungo cammino, possiamo affermare con una certa sicurezza che la riforma liturgica è irreversibile”.
I discorsi inerenti le liturgie e le loro riforme, a detta di Papa Francesco, non deve essere un discorso interessante per il solo clero. La liturgia, infatti, è un processo che riguarda anche la vita “popolare”, perché costituisce un’azione tramite cui Dio va verso il suo popolo e tramite cui il popolo stesso si muove verso di Dio, lo loda e lo ascolta. La liturgia è quindi “inclusiva e non esclusiva”, nonché “fautrice di comunione con tutti”. E’ “un’esperienza che cambia il modo di vivere e di pensare”.
Da tutto ciò si evince che la liturgia è “viva”, perché tale è la “presenza reale del mistero di Cristo, senza della quale non vi sarebbe nessuna vitalità liturgica”. E allora piccoli e grandi, ricchi e poveri, fanciulli e anziani, sani e alati, giusti e peccatori, devono tutti sentirsi parte della liturgia. E non ci sono ostacoli che tengano legati all’età, alla razza, alla lingua o alla nazione: la liturgia è popolare perché chiama al suo cospetto tutti gli uomini, senza discriminazioni ma al tempo stesso senza facili omologazioni.
Liturgia
Non riesco più a usare
parole, tutto sembra superfluo,
inutile, vano.
Il mio scialle di lana celeste
sulle tue spalle ho lasciato,
dolce volto spaventato,
il bambino avvolto nel tuo giaccone
dorme tra le tue braccia, e tu stanca,
spaurita, infreddolita
davanti al portone, dentro si prega arida,
inutile, vana, preghiera
mentre a te, proprio a te, devono aprire il cuore
Vedranno Dio? Padre, risana,
risana Tu, quella valvola andata
è la tua casa, caldo tabernacolo
fuori il sagrato, dentro una vuota liturgia.
Dove vivo ora mi sono scontrata con sacerdoti che chiamano a piacere per dare la Comunione a chi partecipa alla messa, persone non preparate dal corso previsto per i ministri straordinari e a conviventi?
proponendo un corso per lettori mi hanno risposto che non serve, basta saper leggere? in letture ascoltate con la punteggiatura non rispettata si e’ stravolto il senso di quanto veniva letto, ho sentito persone che dentro la chiesa sistema libri dei canti, foglietti domenicali, guardando
L’Altare addobbato per la festa dell’Ascensione chiede se ci sono comunioni perché non sa’ il significato della festivita’ ricorrente quindi non comprende l’addobbo, la cosa che mi fa’ arrabbiare di piu’ sono i troppi sacerdoti che non spiegano il Vangelo, dicono la S. Messa a cronometro, poi lamentano che poche persone frequentano , che non ci sono vocazioni, ma tu, sacerdote cosa fai? credi in Dio o lavori timbrando il cartellino? se puoi, lo fai timbrare a altri, come quei miserabili ladri che lavorano in posti statali.