“Non è vero che “finché c’è vita c’è speranza”, come si usa dire. Semmai è il contrario: è la speranza che tiene in piedi la vita, che la protegge, la custodisce e la fa crescere.” Come spesso ha fatto, anche questa mattina all’udienza generale il Santo Padre si è soffermato molto sul concetto di Speranza
e questa volta soffermandosi in particolare sui “nemici” di essa, perché – “come ogni bene in questo mondo” – li ha. Il Pontefice osserva “i volti di tanta gente” nella storia, come “contadini, poveri operai, migranti in cerca di un futuro migliore” che hanno lottato e lottano “tenacemente nonostante l’amarezza di un oggi difficile”, con la fiducia di una vita “più giusta e più serena” per i loro figli.
“La speranza è la spinta nel cuore di chi parte lasciando la casa, la terra, a volte familiari e parenti – penso ai migranti – per cercare una vita migliore. Ed è anche la spinta nel cuore di chi accoglie: il desiderio di incontrarsi, di conoscersi, di dialogare. La speranza è la spinta a ‘condividere il viaggio’, perché il viaggio si fa in due: quelli che vengono nella nostra terra e noi che andiamo verso il loro cuore. E’ un viaggio a due, ma senza speranza quel viaggio non si può fare”.
“Condividere il viaggio” della vita, è questo il concetto che ci ricorda la Campagna della Caritas al via oggi. Essa in fondo “tiene in piedi la vita”, proteggendola, custodendola e facendola crescere.
La speranza “non è virtù per gente con lo stomaco pieno” perchè da sempre “i poveri sono i primi portatori della speranza”. E in questo senso “possiamo dire che i poveri, anche i mendicanti, sono i protagonisti della storia”. D’altra parte, “per entrare nel mondo” Dio ha avuto bisogno proprio di loro: di Giuseppe e di Maria, dei pastori di Betlemme, “umili” che preparavano “nel nascondimento la rivoluzione della bontà”: erano poveri di tutto, ma erano ricchi del bene più prezioso che esiste al mondo, “cioè la voglia di cambiamento”.
A volte “aver avuto tutto dalla vita è una sfortuna”, perché non si desidera “più nulla” e questa è “la peggiore condanna”: chiudendo “la porta ai desideri, ai sogni”. Così, anche nei giovani, cala “l’autunno” sul cuore, diventando “giovani d’autunno”.
Avere un’anima “vuota” è il “peggior” ostacolo per la speranza: è un rischio da cui nessuno può dirsi escluso, “perché di essere tentati contro la speranza può capitare anche quando si percorre il cammino della vita cristiana”. Francesco, rifacendosi ai “monaci dell’antichità”, richiama alla mente l’accidia che “erode la vita dall’interno fino a lasciarla come un involucro vuoto”.
Si tratta di una condizione che il cristiano deve combattere e mai accettare “supinamente” e laddove la battaglia contro l’angoscia ci apparisse “particolarmente dura”, la via è quella di “ricorrere al nome di Gesù”, invocando il “Figlio di Dio vivo”, con una preghiera di speranza: solo Cristo infatti può “spalancare le porte”, “risolvere il problema” e farci guardare “l’orizzonte della speranza”. La certezza è che “non siamo soli a combattere contro la disperazione”: “se Gesù ha vinto il mondo, è capace di vincere in noi tutto ciò che si oppone al bene”. Se Dio è con noi, nessuno ci ruberà quella virtù di cui abbiamo “assolutamente bisogno per vivere”: la speranza.
E i non migranti scartati dai politici e superflui (disoccupati e precari nello stato di miseria) hanno ormai l’unica speranza che al più presto per loro sarà introdotta l’eutanasia gratuita cioè assassinio da parte dello Stato. È significativo che i miseri non vengono neanche accennati nonostante la loro situazione è ben peggiore dei poveri. Anche per la Chiesa i miseri sono superflui.
Mi piacerebbe conservare la speranza di poterla incontrare quando viene a Bologna.Ma penso che questo resterà solo una speranza.
È PROPRIO COSI CARO SANTO PADRE,CON GLI OCCHI RIVOLTI A DIO LA SPERANZA CRESCE E DÀ FORZA ALLA VITA. DIO PADRE NON ABBANDONA MAI UN FIGLIO CHE SI RIVOLGE A LUI. E LE TENEBRE DEL MALE CHE STANNO OSCURANDO IL MONDO SI POSSONO TRAMUTARE IN LUCE ATTRAVERSO IL DIALOGO CON DIO LA PREGHIERA.
Ultima speranza
Ti sono accanto,
tranquilla, così è la vita,
mi hai detto. È vero,
tu lo sai, l’hai toccata
e compresa.
Quanto è grande dentro te,
quanto è semplice, quanto è vera,
nomade madre, dal cuore ferito.
Inconsapevole architrave,
di un’ultima speranza
custodita nel rigonfio ventre,
accantonata ai bordi di una cadente chiesa.
Padre Santo, proteggetela.
La mia speranza l’alimento cercando di far capire a chi ha avuto tutto che e’ grazia e dono di Dio, riflettere che Dio puo’ richiedercelo in qualsiasi momento, quanto siamo stati capaci di “ringraziare” e condividire ci accordera’ la misericordia di Dio alla fine del nostro tempo.